Domenica 9 Aprile 2006
un gruppo di volontari, guidati da un educatore professionista volpone, mi
abbandonò in mezzo al Parco di Monza, a bordo della mia carrozzina
elettrica di modeste dimensioni e ridotta mobilità, per farsi un giro in
risciò. Costringendomi ad un'esperienza da incubo, durata oltre un'ora e mezza,
in cui ho dovuto sfruttare al massimo tutte le mie capacità per uscirvi.
Una
drammatica avventura che ho narrato fedelmente, attimo per attimo, in Solo!
- http://rilletti.blogspot.it/2014/01/solo-versione-originale-2006.html
-, un racconto che mi ha portato davvero molta fortuna!
Quello
che però non sapete, e che sicuramente non potete neanche immaginare, è ciò che
sono stato costretto a fare, dopo ben otto mesi di fiducia e di pazienza
ripagati solo con un opprimente e ostinato silenzio, per riuscire ad ottenere
un incontro con "Carletto", l'educatore volpone, e con i volontari
che mi avevano mollato al Parco di Monza.
Un
atto famigerato, quello dell'ostinato silenzio, che puzzava di omertà sin
dall'inizio, come molte persone hanno intuito leggendo l'epilogo di Solo!,
che ora vi ripropongo.
Io,
in cuor mio, so già che deciderò di non querelare Carletto, anche se potrei
diventare ricco e famoso con estrema facilità; un po’ perché appartengo
comunque a una famiglia di santi, e un po’ per non creare dei problemi
all’Organizzazione, che, in fondo, non ha colpa. Però non mi va di dirlo
subito, e lo tengo per me. Filomena mi scrive un’e-mail dove mi dice che mi ha
visto un po’ agitato e di confidarmi pure con lei, se voglio. Io mi fido, le
scrivo in due righe quello che penso di Carletto, e lei non mi dice più nulla,
né per e-mail né a voce. Gli altri assistenti, anche quelli che credevo
affezionati, non mi dicono più nulla al riguardo; e quando mi vedono, fanno
finta che sia successo niente. Non solo. Ma non riesco neppure a ottenere il
numero di cellulare di Mauro [ammesso che si chiami davvero così]: né Carletto
né Asdrubale, che oltretutto me l’aveva promesso, l’hanno tenuto, compiendo
così un atto gravissimo, deplorevole e senza senso (senza senso in tutti i
sensi!), degno di un racconto non giallo, ma noir. E pensare che io li
volevo solo ringraziare, quei due ragazzi [Lisa e Mauro]. E l’ho più
volte specificato, a Carletto, ad Asdrubale, e all’Organizzazione, che
volevo solo ringraziarli…
Già. L'Organizzazione, quel 9 Aprile 2006, era innocente;
poi, a causa delle azioni del suo educatore capo, che chiamerò Gelsomino,
purtroppo smise di esserlo.
Bastava
poco, veramente poco, per accontentarmi. Era sufficiente darmi il numero di
cellulare dei due giovani che mi avevano soccorso e che volevo ringraziare, e
informare i volontari che mi aspettavo un loro cenno di interessamento; nulla
di più!
Io,
ogni volta che andavo a parlare con Gelsomino e Chiara, l'altra educatrice
dell'Organizzazione (e ci andavo, coi miei genitori, piuttosto spesso!),
ribadivo questi mie due necessità, pensando che, essendo educatori, si facessero portavoce della mia richiesta.
Chiara,
in separata sede, mi consigliò di scrivere io ai volontari, ma io mi sentivo in
imbarazzo, Filomena aveva troncato le comunicazioni dopo la prima e-mail, e, in
cuor mio, confidavo che lei e Gelsomino, il capo, potessero parlare con loro
con estrema facilità e tempestività.
Invece
no, non accadde nulla di tutto ciò!
Nulla
di nulla!
Anzi,
non solo quei volontari non si fecero mai vivi, all'unisono, ma il morbo
dell'omertà si estese anche su una volontaria che non c'entrava nulla, e che,
contrariamente a quanto faceva di solito, non commentò un mio racconto, Mister
Noir: Inseguimento a ruota (http://www.personecondisabilita.it/page.asp?menu1=3¬izia=2046 ), che, guarda a caso, avevo dedicato proprio a Lisa e
Mauro, i miei due soccorritori.
E così passarono Aprile, Maggio, Giugno, Luglio, Agosto, e
metà Settembre, senza che ricevessi alcun segno di interessamento da parte dei
volontari; nemmeno quando mi incontravano di persona.
Così
mi convinsi definitivamente che Gelsomino, il capo, volesse insabbiare la
faccenda e che, quindi, potevo dire addio al numero di cellulare dei miei due
giovani soccorritori (come infatti è stato!).
Tra metà settembre e gli inizi di ottobre scrissi Solo!, con la precisa speranza che magari, attraverso il
passaparola, potesse giungere fino a Lisa e Mauro, e, contemporaneamente, con l'intenzione di far conoscere
quella mia brutta vicenda che Gelsomino, probabilmente, credeva di poter
considerare già insabbiata.
E'
però mia abitudine concedere a chiunque, finché mi è possibile, il beneficio
del dubbio; quindi a novembre andai a rinnovare il mio stupore per l
disinteressamento dei volontari a Chiara e a Gelsomino, il capo.
Non
ottenni nulla!
E
a Dicembre, dopo oltre otto mesi da quella fatidica Domenica 9 Aprile 2006, mi arrabbiai.
Tanto.
Mancavano pochi giorni alla tradizionale festa di Natale
dell'Organizzazione, ma io quell'anno, ovviamente, avevo deciso di non andarci…
annunciando pubblicamente il motivo.
Tuttavia,
non essendo proprio spietato come i protagonisti dei miei racconti, aspettai
che la festa si compisse, in modo da non rischiare di creare disagi e malumori
durante la festa stessa.
Poi,
il giorno dopo, colpii.
In
modo duro ma onesto.
Inviai
una breve e-mail intitolata "NO PARTY, NO OMERTA'" dove
spiegai, seccamente, che la sera prima non ero andato alla festa, in segno di
protesta verso il grave atto di omertà che stavano compiendo cinque volontari
nei miei confronti, dopo la drammatica esperienza che avevo vissuto Domenica 9
Aprile al Parco di Monza.
Un'e-mail dura ma onesta,
molto chiara sul periodo e sul luogo a cui mi stavo riferendo ma che, al
contempo, garantiva la completa privacy dei cinque volontari in questione.
E-mail che, per amore di limpidezza, inviai a molte persone - tra utenti,
genitori, educatori, operatori, e volontari - legate all'Organizzazione e
all'Associazione a cui apparteneva, lasciando tutti gli indirizzi in chiaro, e,
in copia, ai rispettivi indirizzi di Chiara e di Gelsomino, il capo.
L'e-mail
non deve essere piaciuta molto, dato che il mattino dopo - sabato, giorno di
chiusura dell'Organizzazione e dell'Associazione - Gelsomino mi scrisse una
lunga e-mail in cui si dichiarava Dispiaciuto. Sì, Dispiaciuto:
per il mio comportamento, perché lui e Chiara mi avevano mostrato subito la
loro solidarietà, perché non si sarebbero mai aspettati una reazione simile da
parte mia…!
Un'e-mail
aberrante, completamente priva del benché minimo cenno di scuse. Un messaggio
falso, ipocrita, che non aveva alcun senso inviare solo a me.
E allora? Che
senso poteva avere una roba del genere???
Per mia fortuna, mi venne in aiuto Mister Noir!
Sì,
sì. Proprio lui: il mio eroe seriale che, all'occorrenza, utilizzo come
destinatario fittizio delle mie e-mail "informative" sulla mia
attività di scrittore, tenendo nascosti gli indirizzi dei destinatari veri.
Rilessi
l'e-mail di Gelsomino, e mi accorsi che, in effetti, quella che poteva sembrare
una demenziale lettera di rimprovero nei miei confronti, poteva anche essere
letta come un lungo elenco di giustificazioni.
E
allora capii. Il vero destinatario dell'e-mail non ero io, ma
altre persone a cui l'aveva inviata tenendo nascosti gli indirizzi!
Ovviamente
non potevo constatarlo, ma era comunque l'unica ipotesi possibile!
Ipotesi
che mi fu puntualmente confermata quando, il lunedì successivo, mi accolse a
parlare con uno smagliante, rilassato sorriso.
Io
gli chiesi subito come mai sabato mattina, giorno di chiusura, era in ufficio;
e Chiara, intuendo il mio "leggero" tono provocatorio, si affrettò a
dire, a posto suo, che Gelsomino aveva avuto un lavoro urgente da sbrigare.
Già.
Peccato che Gelsomino, il capo, non avesse neanche aperto la propria e-mail di
lavoro, ma solo quella che generalmente veniva utilizzata da Chiara… e mi
avesse risposto con quella!
Bah!…
Comunque,
per non metterla in imbarazzo, finsi di crederci!
Gelsomino
tentò di rimproverarmi di nuovo per la mia rimostranza pubblica, dicendomi che
ora dovevano rispondere a decine di persone che chiedevano spiegazioni, ma io
ribadii, più volte, con fermezza, che dopo otto mesi di estenuante attesa avevo
tutti i diritti di essere esasperato; e che non ero affatto pentito di quello
che avevo fatto. Ma proprio neanche un po'!
In quel momento Gelsomino, il capo, finalmente capì che era
giunto il momento di darsi una mossa e di accontentarmi!
Ma non finì qui.
Gelsomino compì l'ultimo, estremo tentativo di occultare la
faccenda. E lo fece, ovviamente, nel modo sbagliato!
C'eravamo
lasciati con l'impegno di organizzare i due incontri, quelli con Carletto e
quello con i volontari, nelle prime settimane di gennaio,
(a questo punto
anche Gelsomino aveva fretta di concludere!),
e i due educatori mi avevano avvertito che avrebbero scritto
un'e-mail tranquillizzante a tutti coloro che avevano ricevuto la mia. Io mi
mostrai subito d'accordo, pensando, ovviamente, che sarebbe stata un'e-mail
corretta che avrebbero inviato anche a me, come io avevo fatto con loro.
Invece
no!
Qualche
giorno dopo, un volontario, uno dei pochi che sia riuscito a ragionare
con la propria testa, mi inviò l'e-mail che Gelsomino, il capo, aveva
inviato.
Non era
possibile!
Gelsomino
aveva scritto un messaggio "rassicurante", dicendo a tutti di non
preoccuparsi, che non mi era capitato nulla di grave "ma soltanto qualcosa
di spiacevole", facendomi quindi passare per un interdetto, per uno che esagera… chiedendo, a buon conto, di non scrivermi, per non
innescare polemiche.
Il
volontario, però, mi pregò di far finta di nulla. E così feci; arrabbiatissimo
verso Gelsomino, ma per nulla preoccupato. Da lì a poche settimane, infatti,
avrei potuto pubblicizzare la pubblicazione di Solo! su M-Rivista del mistero "Lezioni di
paura", quindi la verità era
comunque destinata a brillare.
Come una bomba!
E
così fu!
Non
so quante persone abbiano avuto la stessa prontezza del volontario nel capire
che, se Gelsomino non aveva inviato quell'e-mail anche a me voleva dire che
c'era qualcosa nel contenuto che non andava, ma quando successivamente il
racconto venne ospitato sul prestigioso blog Letteratitudine
di Massimo Maugeri - sempre aperto ai vostri
commenti all'indirizzo http://letteratitudine.blog.kataweb.it/2009/06/16/solo-racconto-di-sergio-rilletti/ -, ricevetti diverse e-mail di solidarietà e di
indignazione, rispettivamente verso me e verso l'e-mail di Gelsomino.
E così, nel Febbraio 2007, dopo dieci mesi dalla mia
drammatica esperienza al Parco di Monza, riuscii ad ottenere i due agognati
incontri, quello con Carletto e quello con i volontari, in quest'ordine, come
avevamo prestabilito.
Ovviamente
Gelsomino, per oscuri motivi, tentò di sovvertire l'ordine, mentre Carletto
avrebbe voluto concedermi solo la carità di una misera ora risicata; ma grazie
alla mia caparbietà, che ormai Gelsomino aveva portato a limiti estremi, e alla
sensibilità e professionalità di Chiara, riuscimmo, finalmente, a fare tutto
per bene. E io le scrissi un'e-mail, inviandola in copia a Carletto e a
Gelsomino (il capo), ringraziandola di cuore e auspicando che la sua
correttezza e la sua professionalità potessero essere di insegnamento ai suoi
due colleghi.
Carletto, quando ci incontrammo, mentì su tutto. E io non
ritengo necessario aggiungere altro, almeno in questo articolo, augurandomi
solo che l'Organizzazione e l'Associazione abbiano ufficialmente rotto i
rapporti con lui e con tutto ciò che rappresenta!
I
volontari, a parte Asdrubale, invece cercarono di essere sinceri, chiarendo
subito che avevano appreso della mia esigenza di chiarimenti solo attraverso la
mia e-mail, che li aveva fatti infuriare con gli educatori, solidarizzando con
me. Poi, sollecitati da Chiara, mi raccontarono ciò che avevano provato, e
fatto, durante la mia ora e mazza da incubo; e questo l'ho apprezzato molto.
Purtroppo, però, nessuno di loro è stato totalmente sincero e onesto con me
fino alla fine (non ne sono semplicemente convinto, lo so proprio!), e questo lo considero comunque molto grave,
indipendentemente dai motivi per cui l'hanno fatto!
Gelsomino
ormai lo considero l'onta dell'Organizzazione, l'unica persona di tutta
l'Associazione di cui so per certo di non potermi fidare. E il fatto che,
nonostante tutto, sia ancora l'educatore
capo dell'Organizzazione di volontari, mi turba e mi agita ogni giorno,
parecchio.
L'unica persona che è uscita senza macchie da questa brutta
vicenda è Chiara. L'unica che si è
comportata correttamente e con sensibilità, dall'inizio alla fine. L'unica, tra
tutte le persone in qualche modo coinvolte, che mi abbia scritto un commento su
Solo!.
Nessuno
dei volontari coinvolti l'ha mai fatto.
Esattamente
come Carletto e Gelsomino, l'educatore
capo.
Tuttavia, quella dei volontari, è una categoria che merita
di essere tutelata, e i fatti che hanno visto protagonisti alcuni di loro
meritano di essere raccontati e analizzati, con calma, una prossima volta, in
un apposito post, magari attraverso un discorso più ampio e articolato in cui,
nella salvaguardia dei rapporti tra utenti e volontari, citerò alcuni esempi
particolarmente positivi del passato.
E se qualcuno dovesse ancora chiedersi come mai io parli
ancora di questa faccenda, la risposta è molto semplice.
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