PREMESSA
Il racconto che state
per leggere l'ho scritto "in tempo reale", giorno per giorno,
ispirandomi a ciò a cui assistevo durante ogni singola serata del 60° Festival
di Sanremo, condizionando la trama della storia agli eventi che si
presentavano, di volta in volta, davanti ai miei occhi di telespettatore.
Nel successivo lavoro di revisione mi
sono limitato a dare più solidità alla trama, senza però mai intaccare, in
alcun modo, quello che avevo già scritto "in tempo reale" durante il
Festival.
Il risultato è una fusione di fantasia e
realtà, dove la realtà è caratterizzata da tutto ciò a cui milioni di
telespettatori sono stati diretti testimoni, e la fantasia… è tutto il resto!
Desidero infine specificare che il locale
Il Gatto e la Volpe , a Milano, e il ristorante Morgana, a
Sanremo, esistono realmente, così come il teatro Ariston; la palestra Il Bellimbusto e l'azienda Bellamìa, invece, che io sappia, no. In
ogni caso, tutti i luoghi citati fanno parte della sfera fantasiosa di questo
racconto, quindi ogni riferimento a persone o fatti reali è da considerarsi
puramente casuale.
Ah, dimenticavo!... Il tempo
meteorologico descritto nel racconto, con i relativi orari, è quello che vedevo
dalla finestra della mia stanza nel momento in cui mi mettevo a scrivere.
Prologo
L'uomo alto moro e con
la coda di cavallo era davanti al monitor luminoso, unica fonte di luce in
tutta la stanza. Aprì un'e-mail: il volto di una donna sulla quarantina
comparve sullo schermo.
Bionda,
carina, e sorridente.
Sarebbe
stato un piacere eliminarla!… L'avrebbe fatto anche solo per la propria
soddisfazione personale; ma se poteva esaudire le richieste di un committente,
guadagnandoci, tanto meglio.
Lesse
tutte le condizioni del contratto, e sembrò divertirsi sempre di più.
Ma
solo quando focalizzò bene il nome del bersaglio, il suo sorriso si allargò a
dismisura.
Avrebbe
accettato l'incarico.
Confermò.
1. La filastrocca minatoria
Martedì 16 febbraio 2010, ore 10.
Il cielo era una coltre di nubi, non prometteva nulla di buono.
Mister Noir, seduto sulla propria
possente carrozzina elettrica, era dietro la scrivania del suo studio, nella
propria casa, ad aspettare Elena Fox.
Il
campanello trillò. Il detective sentì i passi affrettati di Consuelo Gomez,
che, dopo aver aperto la porta, esultò: “Buongiorno, seňorita Elena!”
“Buongiorno,
Consuelo!”
“Vada
subito di là. Ogi è cupo. Come il
tempo.”
Elena
si recò a passo spedito nello studio di Mr. Noir. “Accigliato?”
“No,
perché? Dovrei radermi le sopracciglia, forse?” rispose lui con la sua
consueta, spiazzante ironia.
“Secondo
Consuelo, sì” rispose allegramente lei.
Il
detective elargì un sardonico sorriso. “Saranno almeno dieci giorni che tutti
si chiedono se Morgan salirà o no sul palco dell'Ariston; stasera comincerà il
Festival di Sanremo, e nessuno ha pensato di rivolgersi a me per risolvere
questo angustiante mistero.”
“E
tu cosa avresti risposto?”
“Be',
è ovvio: di andare a chiederlo all'Auditel!”
In
quel momento il campanello trillò di nuovo.
“Un
pacco per Mister Noir” disse una voce maschile.
Consuelo
fece appena in tempo a portare il pacco al diretto interessato, che il
campanello trillò per la terza volta.
“Ogi
mi sembra di esere una portinaia!”
esclamò Consuelo, alzando gli occhi al cielo e allargando le braccia.
Tornò
pochi istanti dopo con un bel mazzo di fiori per Elena, e se ne andò.
La
detective inspirò il profumo a pieni polmoni. “Che belli!… Chissà chi me li
manda?!”
Guardò
subito il biglietto. “Alla più graziosa e
audace detective del mondo!” lesse illuminandosi d'orgoglio. Girò e rigirò
più volte il biglietto, ma… “Manca la firma!… Non me lo posso neppure sposare!”
Mister
Noir la guardò in tralice, e le indicò di aprire il suo pacco. L'indirizzo del
mittente era quello di una pasticceria di Sanremo.
All'interno,
un involto che sembrava contenere una torta e, alla sua destra, una busta
bianca da lettera. Lei la prese, l'aprì, e lesse. “Brutto pasticcio, Mister Noir, / oggi l'Italia comincerà a cantar, / ma
se il Festival lei non seguirà / entro
sabato qualcuno morirà!”
“Come
serenata non è male!” commentò il detective.
Elena
svolse l'involto, e…
Forse
originariamente era una torta al cioccolato, ma ormai era un monte semovente di
formiche.
“Brutto
pasticcio, Mister Noir!” ripeté, in tono canzonatorio, la ragazza. E, mentre
con un colpo deciso strappò la parte dove era indicato l'indirizzo del
mittente, chiamò Consuelo per portare via il formicaio gaudente.
Chiamò
subito il numero impresso sotto il logo della pasticceria, ma risultò
inesistente. Fece una veloce ricerca in Internet, ma quella pasticceria, dal
nome un po' anomalo, non risultò neppure lì.
Molto
bene!… Ora avevano un mazzo di fiori da un ammiratore anonimo, e una ex-torta
da una pasticceria, Il Bellimbusto,
che, oltre ad avere un nome non conforme ad una pasticceria, era pure inesistente.
E
la sessantesima edizione del Festival della Canzone Italiana che incombeva
sulla testa di qualcuno!
2. Il falsario, la vittima, e la graziosa energumena
I due investigatori
continuarono a guardare il logo, finché formularono lo stesso pensiero: doveva
essere opera di un falsario, di un artista del falso del calibro di Antonio
Castri detto Toni, che i due investigatori avevano già incontrato sulla loro
strada qualche anno prima, quando davano la caccia a Serena Bonita, spietata
killer a pagamento, amante di Castri, nonché perfetta sosia di Elena Fox.
All'epoca, però, la polizia arrivò troppo tardi da lui, e l'uomo riuscì a far
sparire tutte le prove che lo incriminavano.
I due detective si scambiarono uno
sguardo d'intesa. Decisero silenziosamente di andare a trovarlo.
Toni era a casa sua, a
fischiettare allegramente. Gli affari stavano andando bene. Non solo quelli ‘ufficiali’
del ristorante, ma anche quelli sottobanco, che realizzava come falsario.
Il campanello della porta trillò, e lui
andò ad aprire, trovandosi davanti una bella ragazza dai capelli lunghi e
castani.
Lo
sguardo stupito e ammirato con cui Toni la guardò fece capire ad Elena che
l'aveva scambiata per Serena Bonita, e gli rifilò un destro sul naso che lo
spedì contro la parete alle sue spalle; lei prese per un bracciolo la
carrozzina manuale del suo capo, che aveva accostato alla porta per non
privarsi del piacere di vedere l'espressione con cui Toni l'avrebbe accolta
scambiandola per la propria amante, e la sospinse all'interno.
“Spiacente
per te, ma sono Elena Fox; la tua amante è ancora in galera!”
Gli
sferrò una ginocchiata al basso ventre e un destro in faccia che lo fecero
crollare a terra, bocconi; Elena gli si mise a cavalcioni sulla schiena, gli
storse il braccio all'indietro, ma, prima che potesse parlare, Mister Noir
disse: “Elena, non abbiamo tempo!… Passa direttamente alla seconda domanda!”.
“Sentito?!…
Sappiamo già che è un'opera tua, quindi la domanda è: Chi ti ha commissionato
l'etichetta con il logo e l'indirizzo della finta pasticceria?”
L'uomo
urlò. “Una donna.”
“Fammi
capire: Il Bellimbusto è una donna?” domandò Elena, storcendo sempre di più il
braccio del falsario.
“Non
lo so” gemette l'uomo. “Mi ha telefonato una donna. Si chiamava Michelle. E mi
ha chiesto di preparare questa etichetta.”
“E
poi?”
“Una
notte sono andato al Gatto e la Volpe , in Piazza
Massari, e ho incontrato questa Michelle; io le diedi la busta con l'etichetta,
e lei mi diede i soldi.”
“Descrivila!”
ordinò la detective.
Lui
obbedì, e lei lo ripagò ringraziandolo e calandogli il calcio della pistola
sulla nuca. Il Gatto e la Volpe era noto
soprattutto come locale serale, dove, dalle 6 del pomeriggio alle 2 del
mattino, si trasformava in uno straordinario ritrovo di varie umanità
provenienti da più Paesi e da più realtà. E così quella sera, mentre Mr. Noir
avrebbe osservato attentamente la prima serata del Festival della Canzone
Italiana, Elena si sarebbe recata in quel locale con l'intenzione di scoprire
chi era questa Michelle e, soprattutto, perché li aveva coinvolti in quella
vicenda.
Erano circa le 10.30
quando, a molti chilometri di distanza, in una ridente località ligure, una
vivace quarantenne, bionda e prosperosa, entrò nel bar in cui, ormai, era
diventata un'affezionata cliente.
“Salve, signora, come sta?” chiese il
barista.
La
donna si mise per qualche istante le mani sugli occhi, prima di rispondere. “E'
una settimana piuttosto intensa, ma sto bene, grazie!”
“Ha qualcosa di importante per le mani,
se non sbaglio.”
“Ah! Le voci corrono, a quanto pare!”
esclamò la donna in tono spavaldo. “Non vedo l'ora che arrivi sabato e che
questa settimana finisca!”
“Il solito?”
“Sì. Un bel caffè, grazie!”
La donna non lo sapeva, ma c'era qualcuno
che si stava premurando che la sua settimana finisse proprio quel sabato. E
anche la sua vita.
Toni, disteso nel
corridoio di casa sua, si riprese dal colpo alla nuca, e si alzò, stirandosi un
po' il collo. Forse avrebbe dovuto cambiare indirizzo. O addirittura città.
Comunque, una piccola soddisfazione se
l'era presa: avendo semplicemente risposto alle domande della graziosa
energumena, aveva potuto omettere il piccolo particolare che non aveva
realizzato solo il logo della finta pasticceria, ma anche carte d'identità e
passaporti falsi.
3. Il terrore viene dall'Argentina
Mercoledì 17 febbraio 2010, ore 9,40.
Era un'altra giornata uggiosa: il cielo, coperto, era indeciso se far piovere o
no.
Mister
Noir stava ripensando alla prima serata del Festival, che aveva seguito con
estrema attenzione, con la mente rivolta ad una possibile cospirazione da
sventare. Certo: era anche possibile che si trattasse solo di uno scherzo di
pessimo gusto, come la torta di formiche vive d'altronde, ma ne dubitava.
Se
doveva ipotizzare una possibile vittima tra i concorrenti, Simone Cristicchi,
che con la sua ironica canzone sulle apparenze aveva quasi provocato un
incidente diplomatico con la
Francia , era sicuramente il primo candidato all'obitorio.
Ma
era una soluzione troppo ovvia, chiunque avrebbe potuto arrivarci!
Allora
decise di concentrarsi sull'omaggio, mortalmente inutile come una dose di
eroina, che la bionda e prosperosa conduttrice aveva voluto tributare a Morgan
- il cantante squalificato dalla gara per aver dichiarato, durante
un'intervista, di usare la cocaina come antidepressivo -, ma anche lì non trovò
nulla di strano; a parte un Gente come te
finale che strideva un po' con il messaggio solidale, seppur lugubre come un
epitaffio, che la Clerici
aveva voluto dare all'artista.
Tuttavia
c'era qualcosa che non andava, qualcosa che non riusciva a focalizzare ma che
aveva visto durante l'esibizione di Arisa, conclusasi con la presentazione
delle tre "sorelle Martinetti" che le facevano da coriste: Andrea,
Nicola, e Marco.
Mister
Noir si collegò al sito che la Rai
aveva dedicato al Festival di Sanremo, e riguardò l'esibizione di Arisa. La
canzone era molto divertente e orecchiabile, assolutamente innocua, ma fu
qualcosa nella grafica che lo colpì: il titolo, tutto in maiuscolo, MALAMORENO', si ingrandiva sempre più
fino a far scomparire l'accento nel bordo superiore della cornice che lo
conteneva.
E
così MALAMORENO' diventava MALAMORENO.
Mala
Moreno.
Moreno.
La
sua mente lo riportò a qualche anno prima, quando, in Argentina, un certo
Andrea Moreno uccise la madre e le sue sette sorelle a calci con scarpe coi
tacchi a spillo, per poi strangolare ognuna con una calza di nylon. L'uomo si
dissolse subito nel nulla, ma c'erano molti indizi che portavano a lui. Da
allora, ogni volta che qualcuno veniva trovato cadavere con una calza di nylon
intorno al collo, si pensava subito all'argentino.
Ora
che ci pensava, anche il commissario Cordieri, qualche mese prima, si era
interessato a lui.
Mister
Noir ripensò al proprio titolo che aveva dato alla canzone di Arisa.
Mala Moreno.
Andrea
Moreno.
Se
la sua ipotesi era esatta, doveva essere quello il senso del messaggio.
Già. Ma perché comunicarlo?
E a chi?
Già. Ma perché comunicarlo?
E a chi?
L'arrivo
energetico di Elena Fox lo distolse dai suoi pensieri.
“Scoperto
qualcosa?”
“Sì.
So il nome del probabile mandante della
torta.” Pausa. “Ora però abbiamo un problema.”
“Stanarlo?”
“No,
più grosso. Convincere il commissario Cordieri di ciò che sta succedendo.”
A parecchi chilometri
di distanza, in un appartamento nelle vicinanze di Sanremo, il killer con la
coda di cavallo - nel suo metro e novanta di altezza -, andò in bagno, si
piazzò davanti allo specchio, brandì il rasoio elettrico, e cominciò a radersi
i capelli; non proprio a zero, ma comunque belli corti.
Sogghignò.
Sabato mattina, grazie a lui, la graziosa biondina sarebbe passata nel regno dei morti.
Sabato mattina, grazie a lui, la graziosa biondina sarebbe passata nel regno dei morti.
Il commissario
Cordieri, nell'udire il racconto dei due detective, continuava a muovere la
testa di scatto dall'uno all'altra: non riusciva a capire come mai, quei due,
riuscivano a trovarsi sempre in casi che non avevano mai nulla di normale.
“Fatemi
capire” esordì, accomodandosi meglio sulla sedia. “Voi volete avere notizie su
Andrea Moreno, malavitoso di origine argentina, perché lo sospettate di stare
architettando un attentato durante il Festival di Sanremo, per via di una pseudo-torta
di formiche vive che avreste ricevuto da una pasticceria sanremese che
oltretutto non esiste?”
“Esatto!”
rispose laconico Mister Noir.
“Sentite,”
disse Cordieri spazientito, “io vi rispondo a condizione che poi ve ne andiate
via subito.” Un attimo di pausa, per fissare le proprie pupille negli occhi di
lei e di lui, poi riprese. “Andrea Moreno è un killer a pagamento che odia le
donne, che gode particolarmente nell'ucciderle; la strage che ha fatto nella
propria famiglia ne è la prova. Io mi sono interessato a lui sei mesi fa, per
via dell'omicidio dell'ingegner Stamberghi; il modus operandi, ovvero l'omicidio a colpi di calci con scarpe coi
tacchi a spillo seguito dallo strangolamento con una calza di nylon, sembrava
portare la sua firma, ma poi abbiamo scoperto che era stata l'amante.”
“Perché
continuava a tradirla con la moglie, immagino!” concluse, in tono beffardo,
Mister Noir.
“Esatto”
rispose Cordieri, stoccandogli un'occhiata di fuoco. “Comunque, si sospetta che
dopo il massacro della sua famiglia, Moreno sia diventato un killer free lance, un assassino a pagamento che
si vende al miglior offerente. A meno che non decida di agire per proprio
conto; allora, in questo caso, le vittime sono solo donne.”
I
due detective si guardarono. Non sapevano se Andrea Moreno avrebbe agito per
conto proprio o su commissione, ma sicuramente avrebbe avuto bisogno di una
nuova identità per la fuga.
Tornarono
subito a casa di Antonio Castri e al suo ristorante, ma, com'era facilmente
prevedibile, era sparito… e nessuno sapeva dove!
A
Mister Noir ed Elena Fox non restava che aspettare quella sera, mettersi sulle
tracce della misteriosa Michelle, e iniziare a correre una personale
Milano-Sanremo contro il tempo e la morte.
4. Alla ricerca di Michelle
Alle 23.10 circa,
mentre la Clerici
stava intervistando simpaticamente Michelle Rodriguez (interrompendosi,
misteriosamente in imbarazzo, sul termine "ragazzo in carrozzina",
che stava per pronunciare e che comunque continuò a mimare), Elena Fox,
pantaloni di tela neri e maglione leggermente scollato dello stesso colore,
entrò nel locale, e, senza degnare d'uno sguardo la varia umanità che popolava
il piccolo saloon, andò direttamente verso il lungo bancone che andava
"coast to coast" da una sala all'altra.
Silvestro, al di là del bancone, si
avvicinò. “Cuosa puosso suervirti?” domandò come se avesse un'arancia in bocca.
“Michelle.”
“Mui dispiace, mua stasera non c'è” disse, tappandosi subito la bocca con
entrambe le mani.
Silvestro, il proprietario del locale,
non aveva esattamente la fama del volpone, ed Elena sapeva che, se l'uomo
conosceva Michelle, si sarebbe subito tradito.
“Chiamala, devo parlarle!”
“Ehi, bellezza, di cosa devi parlare con
Michelle?” chiese una voce roca alle sue spalle.
Lei si girò, trovandosi di fronte una
calva montagna di carne pelosa con pizzo e canottiera nera; accanto a lui un
giovane castano, dall'aspetto più umano, stava sorridendo, in perfetta
solidarietà con l'uomo. La detective si mise le mani sui fianchi, fronteggiando
il ciccione calvo che la sovrastava. “Cosmesi” rispose.
L'ampio
gancio che sferrò la gigantesca montagna di lardo peloso fu troppo lento; Elena
lo schivò senza alcun problema, abbassandosi, e colpì il gigante con un calcio
allo sterno, facendolo rovinare sul tavolino rotondo alle sue spalle.
E
quello fu solo l'inizio!
Giovedì, 18 febbraio 2010, ore 10.
Il cielo era ancora coperto.
La
seconda serata del Festival era andata meglio, almeno per Antonella Clerici.
Non che la prima fosse andata male, ma, forse perché appena uscita
dall'ospedale, la conduttrice sembrava ingessata;
mentre, nella seconda, era solo fasciata
in mini abiti lunghi che la ostacolavano un po' nelle camminate, ma era stata
molto più disinvolta. Sublime con la regina Rania di Giordania, che aveva
intervistato con grande umiltà e professionalità, coronando quel momento con I
Tre Tenorini e la loro esecuzione di O'
sole mio. Disinvoltura che, forse, era anche merito delle sue
amiche-colleghe che, come aveva dichiarato subito dopo l'intervista alla
regina, l'avevano sostenuta e incoraggiata dopo la prima serata.
Tuttavia,
quel lungo momento con la regina Rania di Giordania, la divertente intervista a
Michelle Rodriguez - regina dei film d'azione -, e l'anomala richiesta della
conduttrice al direttore d'orchestra Marco Sabiu di ipotizzare un
"podio" al femminile, poteva formare un trittico micidiale nella
mente di Andrea Moreno.
Appena
arrivò Elena, Mr. Noir le mostrò i tre filmati in questione.
Lei lo guardò in tralice. Era incredibile
ma Mister Noir, che come tutti i detective privati non era affatto immune al
fascino femminile, nonostante l'avvenenza dell'attrice ispano-americana
riusciva a rimanere concentrato sull'indagine.
Riguardarono il momento del
ringraziamento: Milly, Simona, Maria, Laura, Luciana, Paola, Lorella, Alessia,
Michelle. Erano queste le amiche-colleghe che la conduttrice aveva ringraziato
per l'affetto che le avevano dimostrato.
Poi, passarono all'intervista con
Michelle Rodriguez, per la prima volta in abiti consoni alla sua femminilità,
che dichiarava bellamente che lei
interpretava sempre le parti da dura perché si divertiva di più.
Infine, l'anomala richiesta della Clerici
a Marco Sabiu di fare i nomi di tre donne, specificatamente donne, che avrebbero potuto vincere il
Festival.
Se Andrea Moreno odiava le donne, aveva
validi motivi per fare una strage!
Il detective si rivolse alla sua
assistente. “E tu, hai scoperto qualcosa ieri sera?”
Sapeva già che era così, dato che gli
aveva telefonato per dirgli che era andato tutto bene, ma ora voleva conoscere
i dettagli.
“Be', ti risparmio i preamboli -- disse
Elena, con estrema nonchalanche, per
arrivare prima al punto.
“Rissa da saloon? --
“Esatto!” rispose lei con un elusivo
movimento del capo. “Comunque, la cosa interessante è che Michelle, che
lavorava lì, è sparita da qualche giorno.”
“Avrai interrogato anche il proprietario
del locale, immagino!”
“Certo. E, vedendo come avevo conciato il
ciccione e il suo amico, non ha avuto alcun problema a confidarsi con me.” Si
fermò un momento. “Michelle ha pure un cognome: Pifferi. E mi ha dato persino
il suo indirizzo.”
“Brava, Elena, ottimo lavoro!… Andiamo
subito a controllare!”
Parcheggiare in Corso
Sempione, dove abitava Michelle Pifferi, non era mai un'impresa semplice. I
posti auto erano sempre occupati, e nei tratti di strada che sembravano liberi…
era vietato sostare!
Elena Fox eseguì l'unica operazione
possibile: sterzò e salì su un ampio marciapiede costeggiato da alberi e terra
battuta, incanalandosi tra altre due auto che vi avevano trovato rifugio.
Appena si accinse a prendere il suo capo
per metterlo in carrozzina, la portinaia dello stabile di fronte uscì di corsa
chiedendo se poteva essere d'aiuto. Elena inizialmente rispose di no, ma poi,
ripensandoci, chiese: “E' in casa Michelle Pifferi?”
“No, signorina, mi dispiace, è partita.”
Poi, assecondando la propria natura, continuò: “Penso che sia andata al mare,
ad Imperia o giù di lì, dove ha il ragazzo. Io vivo qui, al pian terreno, e
qualche notte fa ho sentito Michelle, mentre rientrava dal lavoro, parlare con
lui e dirgli che era tutto pronto e che l'avrebbe raggiunto subito.”
“E quand'è avvenuta questa
conversazione?” intervenne Mister Noir, "tradotto" simultaneamente da
Elena.
“Quattro sere fa.”
Domenica
notte. Poco prima dell'inizio del Festival!
“Speriamo che le vada tutto bene!”
continuò la donna. “E' un fiore di ragazza!… E il suo Nicola è pure un bel
ragazzo, sapete?, un tipo atletico. Una volta mi ha mostrato una sua foto!”
“Sa se questo Nicola ha una palestra?”
chiese Elena, sospettando già una risposta affermativa.
“Sì, sì. Il Bellimbusto.”
“Grazie mille, signora, c'è stata di
grande aiuto!” esclamò Elena, prima di rimettere la carrozzina in auto e
ripartire.
Il
Bellimbusto non era il nome di una gelateria ma di una
palestra.
In effetti, tornava di più!
Il detective rifletté ad alta voce.
“Ricapitoliamo. Tu ricevi un bel mazzo di fiori da un ammiratore sconosciuto,
io una torta di formiche vive e un'allegra filastrocca minatoria da una
pasticceria inesistente che, in realtà, ha il nome di una palestra, Il Bellimbusto, il cui proprietario, un
certo Nicola, è il fidanzato di Michelle Pifferi, che ha contattato Antonio
Castri commissionandogli, per conto di Andrea Moreno, killer sudamericano, il
logo della finta pasticceria...”
“…Domenica notte Michelle chiama questo
Nicola,” continuò Elena, “e parte per raggiungerlo; probabilmente con documenti
falsi da consegnare ad Andrea Moreno…”
“…Già. E tutto questo l'abbiamo scoperto
grazie alla presentazione grafica della canzone di Arisa, Malamorenò” concluse il detective.
“E ora che facciamo?”
“Dobbiamo capire cosa sta succedendo, e
vedere se, come parrebbe dalla filastrocca minatoria, anche nelle prossime
serate ci saranno degli indizi al riguardo.”
“E a chi sono rivolti!” rimarcò Elena,
fermandosi ad un semaforo rosso.
“Già.” rispose Mr. Noir, meditabondo.
Poi, con tono risoluto, annunciò: “Partiamo subito per Sanremo, e tu andrai in
quella palestra.”
“Che bello!” esultò lei, battendo due
volte le mani. “il nome di quella palestra promette proprio bene!”
E lo riaccompagnò a casa.
5. Contatti liguri
A pochi chilometri da
quella palestra, il killer - capelli neri tagliati corti, un volto anonimo in
mezzo a tanti altri - camminava per una via affollata di Imperia, o giù di lì.
Individuò
subito il suo contatto: una splendida ragazza alta, capelli neri a caschetto,
occhi azzurri. Stava avvicinandosi verso di lui guardando fisso davanti, come
se non lo vedesse.
Il
contatto fu rapido e senza soste: lei gli consegnò al volo una busta, e
proseguì, senza voltarsi, verso una nuova meta.
Intanto, a Milano,
posizionato davanti al suo computer, Mister Noir aveva trovato l'indirizzo
della palestra ligure, e stava ripensando alla simpatica idea della conduttrice
di intervistare, sotto forma di Avatar,
l'attrice ispano-americana, co-protagonista dell'omonimo film di fantascienza.
Un effetto speciale, come le creature che
popolavano quel film. Un'illusione ottica, come l'ascensore che, mimetizzato da
disco volante, trasportava gli ospiti sul palco dell'Ariston.
Un'ora dopo, quando Elena tornò con una
sacca da viaggio, e Consuelo ebbe terminato di preparare le valigie per sé e
per Mister Noir, partirono tutti alla volta di Sanremo, sia con l'auto della
detective sia col pulmino nero di Mr. Noir, decisi a sventare il più grande
attacco (non verbale) della Storia del Festival della Canzone Italiana.
Il killer, tornato nel
proprio appartamento, aprì la busta che gli aveva consegnato la ragazza mora, e
trovò quello che si aspettava: una carta d'identità e un passaporto falsi, con
una foto che lo ritraeva biondo e coi baffi, e metà del compenso pattuito, come
d'accordo.
L'altra metà l'avrebbe ricevuta dopo aver
eliminato la bionda.
Appena giunti nei
pressi della palestra, Elena parcheggiò, salutò il detective e la domestica, e,
raccogliendosi i capelli sulla nuca, si diresse verso l'edificio.
“Allora, da dove cominciamo?” domandò con
uno splendido sorriso al giovane bellimbusto dietro la scrivania, dopo essersi
sfilata in un lampo pantaloni e maglione, sfoggiando un body nero che metteva
in evidenza le sue armoniose curve.
Mentre Elena era
impegnata ad ammaliare il giovane bellimbusto proprietario dell'omonima
palestra, Mr. Noir e Consuelo si recarono al più vicino ristorante.
Mentre pranzava, imboccato dalla sua
domestica, il detective pensò a quel caso, fatto di coincidenze, omonimie, e
giochi di parole.
Il nome del malavitoso Andrea Moreno era
saltato fuori scomponendo il titolo d'una canzone. Michelle Pifferi, il cui
cognome era quasi l'anagramma di quello di Michelle Pfeiffer, aveva lo stesso
nome di Michelle Rodriguez, che a sua volta aveva lo stesso cognome di Belén
Rodriguez, che quella sera avrebbe cantato al Festival con Toto Cutugno.
“Mangia con la boca o con gli ochi, ogi, seňor?” domandò Consuelo, distogliendolo dai suoi pensieri.
“Come?”
“Ho visto che le stava seguendo” disse,
alludendo a due donne alte e di bell'aspetto, una bionda e l'altra mora, che li
avevano appena superati sedendosi al tavolo subito dopo.
“A dire la verità, stavo seguendo i miei
pensieri, Consuelo” rispose l'investigatore, dando prova di profonda pazienza.
“Sì, sì. Ma i suoi pensieri stavano
seguendo loro!”
Era fatta, addio concentrazione! Ormai,
anche volendo, il detective non poteva più evitare di prestare loro attenzione:
il cameriere porse un menù a ciascuna, e le due donne scelsero entrambe la
medesima insalata. Dopodiché, cominciarono a parlare con orgoglio d'una loro
amica manager che avrebbero festeggiato sabato sera da Morgana; ma, proprio in
quel momento, il cellulare di Consuelo suonò: era Elena, e voleva sapere dove
fossero.
Andrea Moreno, con gli
occhi che brillavano di concentrazione, ripassò mentalmente quello che avrebbe
dovuto fare sabato mattina.
Controllò ancora una
volta i documenti. Meticolosamente.
Era da tempo che stava
lavorando a quel contratto, e non vedeva l'ora di concluderlo!
Elena, col suo
maglione a girocollo nero, irruppe nel ristorante a passo spedito. “Allora: la
mia lezione di ginnastica è andata benissimo!… Nicola, il proprietario, si è
subito offerto di seguirmi ai pesi; abbiamo parlato un po', e mi ha invitato
stasera a cena.”
“Dove?”
“Al Morgana,
un ristorante di Sanremo.”
I due detective non poterono evitare di
scambiarsi uno sguardo d'intesa: in un modo o nell'altro il nome di Morgan
doveva comparire in quella vicenda!… Magari mimetizzato nel nome femminile d'un
ristorante sanremese, ma doveva comparire!
Quando il giovane
bellimbusto entrò in casa, la splendida ragazza mora con gli occhi azzurri gli
buttò le braccia attorno al collo e iniziò a baciarlo appassionatamente. L'uomo
ricambiò con ardore la passione della donna fino a sussurrare il suo nome. Michelle!
Lei
si fermò e, guardandolo fisso negli occhi tenendogli il volto tra le mani, gli
disse: “Missione compiuta: ho consegnato i documenti all'argentino.”
“Benissimo!… Ora parti, vai subito a
Parigi; io ti raggiungerò appena possibile! Voglio essere qui quando
l'argentino adempierà al nostro contratto!”
E, detto ciò, tornarono a baciarsi. Con
rinnovata passione.
6. Questioni di
contratto
Venerdì 19 febbraio 2010, ore 9,50.
Il cielo aveva rotto gli indugi, facendo piovere a dirotto.
Mister Noir, in trepida attesa
dell'arrivo di Elena Fox, ripassò quel che aveva notato come telespettatore la
sera precedente.
La terza serata del Festival era stata
soprattutto all'insegna della festa, con un lungo tributo dedicato ai successi
"sanremesi" del passato, relegando la gara dei possibili esclusi dei
"big" e quella degli esordienti rispettivamente in secondo e terzo
piano. Non c'erano state "sfasature", a parte il lungo intervento di
Riccardo Cocciante, che, parzialmente fuori contesto rispetto alle esibizioni
degli altri ospiti, aveva contribuito a far iniziare la gara dei giovani dopo
la mezzanotte, impedendo ad una concorrente (minorenne) di esibirsi dal vivo.
Un fatto che, con ogni probabilità, aveva
reso felice Andrea Moreno… ma che successivamente doveva avergli inferto un
duro colpo, quando la ragazza, di cui si era visto solo la registrazione di una
prova, inaspettatamente aveva passato il turno.
Elena Fox si presentò di buon passo, come
sempre. “Novità?”
Mister Noir cominciò a riflettere.
“Andrea Moreno è un killer che nutre un odio particolare verso le donne, e
vuole uccidere una persona durante il Festival. Ma a Rania, regina di
Giordania, e a Michelle Rodriguez, regina dei film d'azione, è andato tutto
bene.” Si fermò un momento. “E pure a Nilla Pizzi!”
“Che c'entra Nilla Pizzi?”
“La regina della musica leggera italiana,
vincitrice della prima edizione del Festival, ieri è salita sul palco
dell'Ariston e ha cantato Grazie dei fior.”
“E l'ha dedicata al tuo biografo?”
cinguettò Elena, perfettamente consapevole di aver detto un'assurdità.
“No, non penso che qualcuno l'abbia mai
avvertita che l'anno scorso il mio biografo, per rendere omaggio al Festival di
Sanremo, ha scritto un mini-noir sardonico ispirato alla sua canzone” rispose
asciutto Mister Noir.
“E quindi?” domandò Elena, riportando il
discorso sull'indagine.
“E quindi penso che neanche Jennifer
Lopez, regina del pop, e qualsiasi altro ospite, rischi qualcosa. Moreno vuole
puntare proprio ad Antonella Clerici, la regina degli ascolti. Ma, da buon
sadico, lo farà solo domani: dopo una settimana di trionfi e ovazioni, la
eliminerà subito prima dell'ultima serata, subito prima della sua incoronazione
finale!” Mister Noir inarcò le sopracciglia. “E a te com'è andata?”
“Bene!” esclamò Elena con un'alzata di
spalle. La sera prima, mentre lui stava osservando il Festival nella hall
dell'albergo in cui avevano trovato alloggio, Elena era andata a cena con
Nicola DeMarco (così si era presentato), che era riuscita ad ammaliare in
palestra. L'aveva portata al ristorante Morgana,
dimostrando di saper essere galante ed elegante, un vero bellimbusto in piena
regola; e lei, facendo sfoggio di tutto il suo campionario di fascino ed
espressività, lo intrattenne amabilmente. E così, tra un bicchiere di vino e
l'altro, scoprì che c'era una donna che l'uomo non sopportava: una manager che
avrebbe costruito, all'interno della propria azienda, una palestra, rubandogli
gran parte della clientela, che andava da lui nella pausa pranzo. L'indomani,
questa donna, avrebbe firmato il contratto, e per lui sarebbe stata la fine.
Qualcosa, veloce come un lampo, spinse
Mister Noir a chiedere a Elena di tornare in quella palestra all'ora di pranzo
e di scoprire qualcosa di più. Non c'entrava niente col Festival, ma non si
poteva mai dire!
Erano appena passate
le 13 quando Elena, inguainata nel suo body nero, andò ad una cyclette, e
cominciò a pedalare. Accanto a lei c'era una deliziosa biondina con trecce e
gli occhi azzurri; sembrava una bambola. La bambola parlò. “Salve!… Sei nuova
di qui, vero? Ti ho vista soltanto ieri!”
“Sì!… E tu, vieni qui spesso?”
“Lavoro alla Bellamìa, un'industria di cosmesi molto importante in provincia;
vengo qui tutti i giorni, durante la pausa pranzo; la nostra dirigente ci tiene
molto che il proprio personale si tenga in forma.” Si fermò un momento, anche
con le gambe. “Ci tiene così tanto che domani firmerà un contratto per la
costruzione d'una palestra in azienda.”
“Domani?”
“Sì, domani; dopo il caffè di mezza
mattina. Dice che firmare i contratti il sabato porti bene per la settimana
successiva.” Controllò l'ora, salutò sorridendo, e se ne andò.
Bella
mia, se avessi partecipato alla Milano-Sanremo ti saresti affaticata di meno! pensò
Elena rivolgendosi a se stessa.
L'arrivo di quel bellimbusto di Nicola la
ristorò un po'.
A pochi chilometri da
lì, il killer aprì la propria valigia. Il bagaglio sembrava diviso in due: a
sinistra, un abito lungo e rosso, scarpe coi tacchi a spillo dello stesso
colore, una parrucca riccia e bionda, e un paio di calze di nylon; a destra,
abiti decisamente più maschili, una parrucca bionda dal taglio sobrio, e un
paio di baffi finti dello stesso colore.
L'uomo rimase in contemplazione dei due
vestiti, quello con cui avrebbe ucciso e quello con cui sarebbe fuggito,
carezzandoli con le dita della mano destra, come se fossero due parti della
stessa entità, della stessa personalità.
Poi, prese quello che l'indomani avrebbe
indossato per primo: l'abito rosso.
7. La soluzione della
filastrocca minatoria
Sabato 20 febbraio 2010, ore 9,30.
Il cielo, il giorno prima, si era sfogato, e, finalmente, aveva dato spazio ad
un sole splendente.
La
quarta nonché penultima serata del Festival della Canzone Italiana si era
conclusa con la vittoria di Tony Maiello nella categoria Nuova Generazione.
Una
serata che in realtà, purtroppo, era stata caratterizzata dall'arroganza degli
Avanti Savoia - come Mister Noir aveva ribattezzato il trio composto da Pupo,
dal tenore Luca Canonici, e dal principe Emanuele Filiberto - e del loro ospite
Marcello Lippi, allenatore della nazionale di calcio campione del mondo nel 2006,
che, non sapendo cantare, aveva preteso di fare un comizio iniziale, procedendo
come un bulldozer persino sulla voce della bella conduttrice che, dotata di un
notevole aplomb, voleva semplicemente fargli rispettare il regolamento.
Un'esibizione, quella di Lippi, che, a giudicare dalle immagini della diretta
televisiva, era stata concordata insieme al direttore artistico, Gianmarco
Mazzi, all'insaputa della stessa Clerici. Un'esibizione per la quale Lippi e
Pupo, che aveva, coadiuvato l'allenatore a procedere come un bulldozer,
avrebbero dovuto essere arrestati immediatamente per "atti osceni in luogo
pubblico".
Una
scena che, come se non bastasse a far venire qualche dubbio nei telespettatori,
aveva avuto il suo apogeo nella "brillante" iniziativa della Rai di
ricordare, a gara e televoto ancora aperti, che in Italia ci sono i
raccomandati… trasmettendo lo spot dell'omonimo programma condotto da Pupo.
L'unica
nota piacevole in tutto ciò era stata la partecipazione delle Divas, che, come
la sera precedente, erano riuscite a dare ancora maggior enfasi alla parte del
brano che sembrava direttamente tratta dall'inconfondibile e struggente melodia
di Somewhere over the rainbow.
Il Festival, quest'anno, era presentato
da una donna, e, soprattutto, era prevalentemente incentrato sulle donne.
Antonella Clerici aveva voluto realizzarlo così.
Un
fatto che, ad Andrea Moreno, sicuramente non piaceva!
Già. Ma Andrea Moreno, fino a quel
momento, non aveva fatto niente. Certo: c'era la possibilità che volesse
aspettare la serata finale, e magari agire in diretta televisiva; ma,
quell'ipotesi, non lo convinceva neanche un po'.
Sentiva che c'era qualcosa che non
andava, che si stava invischiando in una ragnatela di ovvietà.
Aveva dato per scontato, ragionando come
un qualsiasi investigatore "normodotato", che la potenziale vittima
fosse legata al Festival di Sanremo.
Ma
se non fosse stato così?
Se
il pericolo, in realtà, fosse stato da tutt'altra parte?
Mister Noir decise di riconsiderare
quella vicenda tutta da capo, a cominciare dal biglietto con la filastrocca
minatoria. Infilò la mano sinistra nella tasca della giacca, e, movendo le dita
con cura, lo tirò fuori e lo lesse.
Brutto pasticcio, Mister Noir,
oggi l'Italia comincerà a cantar,
ma se il Festival lei non seguirà
entro sabato qualcuno morirà!
In effetti, la filastrocca era
ambivalente: parlava del Festival, avvertiva che solo seguendo il Festival
poteva sventare un omicidio, ma non diceva affatto che l'omicidio sarebbe
avvenuto all'interno del Festival!
Il detective decise di seguire
quest'ipotesi. In fondo, si trattava di una sfida che qualcuno aveva lanciato
proprio a lui!
Già.
Ma chi?
La sua mente captò un simbolo nell'angolo
in basso a sinistra, un piccolo stemma, quasi invisibile, che né lui né Elena
avevano notato prima: una spada, con la lama rivolta all'ingiù, sostenuta
idealmente da un crine di cavallo. L’Organizzazione criminale dedita al dominio
del mondo attraverso la diffusione delle apparenze, agendo quindi sempre
nell'ombra, che Mister Noir aveva soprannominato La Spada di Damocle, era tornata a sfidarlo!
Decise di accantonare, almeno per il
momento, quel pensiero, e di concentrarsi invece sugli indizi.
Il
titolo della canzone di Arisa…
E
la strana concatenazione di nomi e cognomi… Michelle. Pifferi. Rodriguez. Belén.
Rodriguez. Michelle.
Nomi
e cognomi che si intersecavano tra loro, formando un molteplice caso di
omonimia…
Rania,
regina di Giordania, e Jennifer Lopez, regina del pop, Michelle Rodriguez,
regina dei film d'azione, e Nilla Pizzi, regina della canzone italiana…
E,
tra tutte queste regine, Cristiana Capotondi, che proprio la sera prima aveva
fatto la sua regale apparizione sul palco dell'Ariston come La
principessa Sissi, protagonista
dell'omonima miniserie della Rai…
Quante congetture, quante similitudini!…
Forse troppe!
L'investigatore però si sentì di essere
sulla pista giusta!
Nomi, cognomi, e regine.
Già, regine. Regine di tutti i tipi.
Strano, però, che Antonella Clerici, la
regina degli ascolti, non avesse invitato anche una regina del marketing, una
manager.
Questa considerazione lo indusse a
riflettere su ciò che, lui ed Elena, avevano scoperto lì, a Sanremo e dintorni.
E al contratto che la proprietaria dell'azienda Bellamìa avrebbe dovuto stipulare quella mattina stessa.
La canzone Meno male di Simone Cristicchi fece capolino nella sua mente. Non
che Carla Bruni c'entrasse qualcosa, ma quella canzone sulla lotta alle
apparenze, unita a tutte le considerazioni che aveva fatto in precedenza,
sembrava volerlo guidare in quella direzione.
In quel momento arrivò Elena, che lo
accompagnò sul suo pulmino ben attrezzato e munito persino di postazione
informatica con connessione wireless:
senza fili.
Elena, digitando velocemente, cercò
informazioni sull'azienda Bellamìa. E
trovò quello che cercavano.
Il nome della proprietaria.
Andrea
Moreno.
Con tanto di foto.
Era lei l'amica manager che le due donne
al ristorante avrebbero voluto festeggiare quella sera!
Mr. Noir si piazzò subito al posto guida,
mentre Elena si sedette a fianco.
Partì.
Dovevano agire in fretta. Se le loro
informazioni erano esatte, quella mattina, alle 11, il killer Andrea Moreno
avrebbe ucciso l'imprenditrice Andrea Moreno, regina del mercato della cosmesi
in provincia; Elena prese il cellulare, e avvertì la polizia che la manager
stava per essere uccisa.
Una diabolica sfida che solo la perversa
mente di chi maneggiava La Spada di Damocle, che
vantava agenti ovunque, poteva concepire!
Andrea Moreno killer
non aveva potuto agire prima perché il suo cliente, Nicola DeMarco, aveva
voluto che aspettasse fino all'ultimo momento; per dare un senso di
ineluttabilità alla propria decisione. L'imprenditrice Andrea Moreno,
proprietaria della ditta di cosmesi Bellamìa,
era una donna molto metodica e pragmatica, che ogni mattina, alle 10.30, andava
a concedersi un caffè al bar sul marciapiede di fronte; e, superstiziosa
com'era, non avrebbe certo cambiato abitudini proprio quel giorno, in
previsione di un importante contratto da firmare!
Lui ora, travestito da donna, si era
piazzato all'angolo dell'edificio della ditta, lo sguardo fisso sull'ingresso
del bar, pronto ad eliminare, con un particolare brivido di piacere, quella
donna che si chiamava come lui.
Appena la vide uscire, si diresse verso
di lei deciso, armato di pistola, a portarla in un luogo isolato per poi
massacrarla a calci e strangolarla con una calza di nylon, com'era nel suo
stile.
Fu questione di un
attimo.
Mister Noir vide una donna bionda,
prosperosa, sulla quarantina, uscire da un bar, attraversare la strada, e
dirigersi verso un portone; di fronte a lei un'altra donna, alta bionda e
riccia, coi tacchi a spillo ma dal portamento decisamente più mascolino, le si
stava avvicinando a passo spedito. Dalla cintola della sottana, la bionda
mascolina cominciò ad estrarre una pistola. Mister Noir abbassò il proprio
finestrino, accelerò, e sterzò bruscamente a sinistra sfondando una barriera di
auto parcheggiate e frapponendosi tra le due bionde; quando quella alla sua
sinistra spianò la pistola anche contro di loro, Mr. Noir si appiattì contro lo
schienale, permettendo a Elena Fox di fulminarla sparandole tre colpi in rapida
successione. La donna cadde all'indietro, supina, perdendo la parrucca e
scoprendo i capelli corti e neri di Andrea Moreno killer.
Mister Noir abbassò il finestrino del
passeggero, e, rivolgendosi alla prosperosa donna bionda, disse: “Lei, per
caso, è l'imprenditrice Andrea Moreno? Ci offre un caffè, vero?”
In effetti, guardandola bene,
assomigliava molto ad Antonella Clerici.
Un istante dopo arrivò anche la polizia.
Dopo che i due
detective privati finirono di spiegare agli attoniti poliziotti cos'era
accaduto, e la conseguente implicazione di Nicola DeMarco come mandante del
tentato omicidio, Andrea "Clerici" Moreno li invitò nel suo ufficio.
Loro presero un caffè, e lei, invece, una
bella tazza di camomilla; aveva le mani che tremavano. “Stavo lavorando da
tanto tempo a questo progetto, a questo contratto. Sarebbe stato un bene per me
e per i miei dipendenti” disse, alludendo alla palestra che avrebbe voluto
costruire in azienda. “Non pensavo che qualcuno, per questo, potesse volere la
mia morte!… Non so davvero come ringraziarvi!”
“Io sì!” rispose Mister Noir in tono
beffardo. “Che ne dice di pagare tutti i danni che abbiamo provocato per
salvare la sua vita?!”
Epilogo
Mister Noir, nella
hall dell'albergo, stava assistendo, in diretta televisiva, all'eccidio della
musica italiana.
La conduttrice del Festival stava
cercando di calmare l'allegra sommossa dei professori d'orchestra, che, tra il
serio e il faceto, sentendosi apostrofare al ritmo di "Venduti! Venduti!
Venduti!" dal pubblico in sala, decisero di buttare all'aria gli spartiti
in segno di protesta, dissociandosi dal risultato e chiedendo a gran voce,
tramite il maestro Marco Sabiu, di rendere pubblici i propri voti, che, com'era
noto, valevano il 50% del giudizio complessivo. L'altro 50%, com’era
altrettanto noto, era invece determinato dal televoto dei telespettatori.
Era inevitabile che la maggior parte
degli artisti in gara venisse esclusa dalla sfida finale, ma che tutti i favoriti
- tra cui Simone Cristicchi, Noemi, Malika Ayane, e Arisa - fossero stati
decimati, era assolutamente inconcepibile!
Ora restavano in lizza, Valerio Scanu,
gli Avanti Savoia, e Marco Mengoni, che sembrava essere l'unico ad avere i
favori di tutta l'orchestra.
Secondo Mr. Noir, considerata la vocalità
e la presenza scenica di quest'ultimo, a quel punto Marco Mengoni avrebbe
dovuto vincere il Festival con estrema facilità. Ma, data la sua professione, e
quel caso in particolare, il detective sapeva che bisognava aspettarsi sempre
di tutto.
Soprattutto l'imprevedibile!
©Sergio
Rilletti, 2010
Nessun commento:
Posta un commento