giovedì 25 marzo 2021

MyLife - CARO PAPA FRANCESCO (Una lettera vera)

Il 25 marzo 2017, era un sabato mattina, andai con i miei genitori al Parco di Monza, ad assistere alla S. Messa presieduta da Papa Francesco.

Impiegai tutta la notte a scrivere una lettera - con mio padre alzato ad aspettarmi per mettermi a letto -, nella speranza, da autentico sognatore, di potergliela consegnare di persona. Una lettera dove gli parlavo di me, della mia passione per la scrittura, e di come io, a un certo punto della mia vita, abbia capito come rendere onore alla Parabola dei Talenti.

Ovviamente non riuscii a consegnargli la lettera personalmente, ma mia madre, decisa a fargliela avere comunque, incocciò per caso nel nostro amico don Serafino Marazzini - che concelebrava la S. Messa -, che, a sua volta, la diede a un monsignore molto vicino al Santo Padre.

Non so se Papa Francesco abbia mai ricevuto questa mia lettera, ma ora, dopo quattro anni, ho deciso di condividerla con tutti voi.

 

Sergio Rilletti

Milano, giovedì 25 marzo 2021 - ore 01.38

Parco di Monza, sabato 25 marzo 2017

  

Caro Papa Francesco,

                                      mi chiamo Sergio, ho 48 anni, sono affetto da tetraparesi spastica sin dalla nascita, e, soprattutto, sono uno scrittore.

 

Se c’è una cosa per la quale ringrazio Dio ogni giorno, oltre ad avermi fatto conoscere la mia amica Simona, è di avermi donato il Talento della scrittura.

Me l’hanno fatto scoprire tre maestre dell’asilo, facendomi scrivere a macchina.

Da allora ho sempre scritto, e anche disegnato, a macchina.

Poi la scrittura creativa è diventata la mia passione, e, dall’età di 17 anni, mi sono impegnato a fondo per trasformarla nella mia professione.

Ci sono riuscito. Non sono ancora uno scrittore proprio famoso, ma le soddisfazioni sono davvero molte; soprattutto a livello umano. E quando vedo l’entusiasmo di colleghi e lettori, o qualche giornalista si interessa a me, allora capisco che sto facendo qualcosa di buono.

E quando la spossatezza e la pigrizia rischiano di prendere il sopravvento, mi viene in mente la Parabola dei Talenti, e alla fortuna che ho di possederne uno così bello, che mi permette di comunicare i miei pensieri, magari facendo pure divertire con qualche battuta, più persone, dislocate in diverse città, nonostante i miei gravi problemi motòri. E decido di rimettermi subito al lavoro, cercando di dare sempre il mio meglio.

 

Inoltre, per molti anni, ho voluto tenere fortemente separate le problematiche legate alla mia disabilità da ciò che scrivevo, dando così maggior risalto ad altre tematiche a cui tenevo.

Poi, Domenica 9 Aprile 2006, mi accadde un fatto che mi segnò. E accadde proprio qui, al Parco di Monza.

Dopo due ore ad alta tensione vissute da solo in mezzo a questo Parco, incontrai una brillante coppia di giovani, che ho subito definito Due angeli custodi mandati da Dio, che, vedendomi vagare solo e spaventato con la mia piccola carrozzina elettrica, capirono subito che avevo bisogno d’aiuto, e, comportandosi in modo assolutamente encomiabile, riuscirono a rintracciare il gruppo di persone che mi avevano abbandonato per farsi un lungo, lunghissimo giro in risciò.

Di questa vicenda scrissi un racconto autobiografico, intitolato Solo!, tuttora disponibile sul web, con la specifica speranza di riuscire a rintracciare, attraverso il passaparola, quei miei due giovani soccorritori: Lisa, che all’epoca faceva la maestra, e il suo amico.

Purtroppo non funzionò, nonostante gli appelli lanciati dalle radio e da diversi blog, ma il successo di quel racconto fu tale che la mia carriera di scrittore ebbe un’improvvisa impennata. E i lettori, che si erano identificati in me e in ciò che avevo realmente vissuto e pensato in quelle due ore da incubo, si mostrarono pienamente solidali con me, ma mi diedero una grande ed esplicita responsabilità: continuare a parlare delle problematiche e delle ingiustizie riguardanti le persone con disabilità, anche per tutti coloro che non hanno la possibilità, la capacità, o il coraggio di farlo.

Con tutto quello che avevo provocato con quel racconto (ero stato persino ospite a due programmi radiofonici della Rai), capii che non potevo più sottrarmi. E, in cuor mio, accettai.

 

Poi, col tempo, ripensando a tutto ciò che avevo vissuto nella mia vita e facendo i dovuti collegamenti, mi sono convinto che le mie due condizioni principali, ovvero la disabilità e il Talento della scrittura, devono far parte di uno stesso disegno, di una stessa missione: che io parli di disabilità attraverso la narrativa, con racconti autobiografici o di pura fantasia.

E io ora lo faccio. Spesso in modo umoristico.

Pensando sempre alla Parabola dei Talenti.

 

Il breve testo qui allegato l’ho scritto nel 2001 durante un ritiro spirituale a Verona, e descrivo il mio personale rapporto con Dio. E, come leggerà nell’introduzione, l’ho voluto pubblicare qualche giorno fa sul mio blog, proprio per celebrare, come meglio potevo, questo nostro incontro.

 

Bene, Santo Padre, per ora è tutto.

Quando ho cominciato a scriverle questa lettera, non credevo che avrei scritto così tanto, ma ci tenevo a darle un quadro d’insieme di me, perché la stimo tantissimo per come è, e sento, sperando di non essere irriverente, che siamo affini.

 

Sono davvero molto contento di averla incontrata, e, se potrà rispondermi, lo sarò una volta di più!

 

 

Un caro saluto!

Con grande affetto!

Sergio Rilletti