Valentino camminava
spedito per le vie della città diretto a casa di Valentina; ed era incazzato
nero! Era il suo onomastico, e nessuno gli aveva fatto gli auguri! Di solito
glieli faceva Valentina, e lui li faceva a lei. Valentina era la sua ragazza.
Già, era! Perché lei l'aveva lasciato
due giorni prima.
Ma
come cazzo si fa a lasciare il proprio ragazzo due giorni prima di San
Valentino?
Stronza!
Già, San
Valentino, proprio una bella festa! Tutti i fidanzati andavano in giro a
festeggiare, come se avessero tutti come secondo nome Valentino, donne comprese. D'altronde, se il secondo nome di un
uomo può essere Maria, non vedo
perché il secondo nome di una donna non possa essere Valentino! Con il risultato che tutti i fidanzatini ricevono
auguri, regali, e pensieri da parte di chiunque, mentre i legittimi proprietari
di questo nome non se li fila mai nessuno!
Guardò dentro
le vetrine di alcuni negozi: vari Valentino
di sesso maschile facevano gli acquisti dell'ultimo momento.
Lui no! Lui il
regalo ce l'aveva già, e ora sarebbe
andato a darglielo!
Si infilò una
mano nella tasca del cappotto, e ne tastò il contenuto.
Accelerò. Non
vedeva l'ora di arrivare a casa di Valentina!
Era solo, e
nessuno si era ricordato di fargli gli auguri per il suo onomastico!
La pubblicità comincia a ricordarlo quindici giorni prima.
Ma come cazzo si fa a dimenticarsi di un simile onomastico? Dopo il Natale è la
festa più rinomata dell'anno, ancora più della Pasqua!
Sì, certo, dopo
avrebbero detto che non volevano disturbarlo, che non gli sembrava il caso…
Ma non era
vero!
Tutte palle!
La verità era
che tutti si dimenticavano di lui, punto e basta!
Tutti avevano
in mente solo Fulvio, suo fratello. Lui non era umano, era un genio! All'università
prendeva voti migliori; durante le discussioni Valentino elaborava un
ragionamento ordinato, e Fulvio lo sovrastava con un guizzo d'ingegno; e anche
con le ragazze, Che palle!, mentre
Valentino era timido e impacciato, Fulvio risultava simpatico e socievole.
Fulvio saturava
l'aria, anche quando non c'era. Valentino a casa raccontava quello che gli era
accaduto, ma l'aria era permeata della presenza di Fulvio, che ne fagocitava le
parole; e ogni volta che i suoi genitori si mostravano stupiti, magari anche piacevolmente stupiti, di una notizia
che lui aveva già dato, una grossa pietra gli frantumava il cuore.
Solo con
Valentina gli era andata bene. Lei lo capiva e lo apprezzava, lei riusciva a
sondargli l'anima penetrando nei suoi occhi; e quando lui parlava, le sue
parole le si avviluppavano attorno alla mente e al cuore.
Sì, Valentina
non era come le altre! Era più stronza,
ecco la verità! Almeno le altre non l'avevano illuso, non erano Bestie
travestite da angeli!
Valentina era
il suo universo, e lei lo sapeva! Come
aveva potuto fargli questo? Come aveva potuto mollarlo due giorni prima di San
Valentino, due giorni prima della loro festa?
Eppure l'aveva
fatto, mandando il suo mondo in frantumi.
La rabbia
divampò in lui mentre si dirigeva verso la casa di Valentina. Ma aveva un regalo da consegnarle!
Lo strinse con
forza, all'interno della tasca del cappotto, mentre i suoi occhi scintillavano
di follia.
Proseguì tra
tutti quei Valentino in festa.
Si bloccò.
Davanti a lui
si ergeva un palazzo, il palazzo dove
abitava lei. Citofonò, si annunciò, salì.
Valentina lo
aspettava sulla soglia, con un'espressione di sopportazione. “Cosa vuoi?” gli
chiese.
“Ho un regalo
per te!” rispose, muovendo la mano nella tasca del cappotto.
Lei sbuffò,
alzando gli occhi al cielo. Lui la guardò, le sorrise in modo glaciale, e…
Le sparò.
©Sergio Rilletti, 2002
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