Com’è noto,
l’immaginazione non ha limiti, e quindi può capitare che due generi si
incontrino determinando ciò che viene definita contaminazione; come il celebre poliziesco fantascientifico Blade Runner di Philip K. Dick o come,
estendendone il significato, le trasposizioni di fumetti in film live action (ovvero con attori in carne
e ossa), come quelle supernote dei supereroi americani o, più recentemente, quella
di Diabolik firmata dai Manetti Bros.
Ma dato che la
fantasia non ha confini, come fosse un unico luogo abitato dai personaggi di
tutte le storie immaginate e immaginabili da te e da altri, può anche capitare
che un’idea ti venga in mente guardando qualcosa che non ha niente a che fare
con quello che poi realizzerai.
Infatti verso la
fine del 2001, vedendo una scena insolitamente umoristica della soap opera CentoVetrine, l’espressività della
protagonista, Serena Bonanno, mi ricordò quella di Diana Rigg, la protagonista
femminile di un telefilm molto divertente che vedevo quand’ero bambino, Agente speciale, e mi venne voglia di
creare una mia versione letteraria di quel telefilm; ma non trovando alcun
attore che somigliasse a Patrick Macnee, la controparte maschile di quella
serie, abbandonai subito l’idea.
Tuttavia, in
quel periodo collaboravo con M-Rivista
del mistero, diretta dal lungimirante
Andrea Carlo Cappi, e quando, un anno dopo, alla fine del 2002, fu annunciato
che il 2003 sarebbe stato l’Anno Europeo della Disabilità, decisi di celebrarlo
creando una serie di racconti con il primo eroe disabile seriale della Storia
della letteratura italiana, protagonista di thriller umoristici.
E per farlo
decisi di riprendere la mia idea iniziale, riproponendo quindi la briosità del
telefilm Agente speciale - con i due arguti
protagonisti che non sembravano prendere nulla sul serio -, ma in un contesto
completamente diverso.
E così nacque
per M-Rivista del mistero la serie di
racconti Le avventure di Mister Noir,
con Mister Noir ed Elena Fox che, con il loro umorismo garbato, erano destinati
a influenzare lo stile dell’intera serie,
in cui - nonostante la presenza di cattivi veramente cattivi - non c’è niente
di disturbante, né nel linguaggio dei personaggi né nelle descrizioni delle
immagini.
Sì, certo,
l’umorismo di Mister Noir spesso disturba
gli altri personaggi… ma questo è un altro discorso.
Uno stile pulito e scanzonato che,
indipendentemente dai temi trattati, rende inevitabilmente omaggio anche alla
comicità dei film con Bud Spencer & Terence Hill.
Rimaneva però un
punto fondamentale nella creazione di Mister Noir: la sua tipologia di
disabilità.
Inizialmente
pensai di farlo paraplegico, ovvero paralizzato agli arti inferiori ma con una
perfetta padronanza di quelli superiori - come il celebre Robert Ironside
interpretato da Raymond Burr -, ma, dopo una ponderata riflessione, decisi che
era meglio se fosse stato affetto da tetraparesi
spastica, in modo da potermi liberamente ispirare a me stesso.
Un connubio tra me e Mister Noir
che, nel corso degli anni, è diventato sempre più forte, con una serie di
avventure, che trovate nel mio libro Mister
Noir (Oakmond Publishing), in cui, a volte, fantasia e autobiografia si
fondono tra loro!... Ma, di questo, ne parleremo più diffusamente nelle prossime
puntate!
CONTINUA…
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@Sergio Rilletti,
venerdì 24 giugno 2022
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