Salve a tutti!... La scorsa settimana, per celebrare la
Civettina d’Oro per meriti culturali che il sindaco Renato Zunino mi conferì
due anni fa, ho cominciato a parlare del mio rapporto con la città di CelleLigure e, quindi, con chi la popola.
Ora, riprendendo quel discorso,
porrò particolare attenzione su due concetti di cui ho già parlato la volta
scorsa: libertà e autonomia. Due termini che, magicamente,
confluiscono in un terzo: integrazione.
Già, integrazione.
Integrazione, per una persona
con difficoltà motorie, nella vita sociale di una città priva di barriere
architettoniche, avendo quindi la concreta possibilità di partecipare, autonomamente, ai suoi eventi, tessendo
così nuove relazioni.
Tra tutti gli eventi a cui ho
partecipato (a volte anche come protagonista), di cui si potrebbe fare un
volume piuttosto corposo stilandone semplicemente l’elenco, oltre ai concerti
della Banda G. L. Mordeglia - che seguo puntualmente da tempi immemorabili -, e
a quelli dei Mezzosotto - un formidabile ed elettrizzante quintetto di cantori
a cappella -, ne voglio ricordare due che sono stati proprio fondamentali per
me.
La Mostra Internazionale del Cinema Indipendente, che per 12 anni ha
ravvivato le estati cellesi, invitando anche ospiti prestigiosi - tra cui
Alessio Boni, Enzo Iacchetti, e la
partecipazione virtuale di Andrea G. Pinketts -, e che tutti speriamo possa
ritornare presto; e Libri al sole, il
prezioso festival letterario, organizzato dall’omonima Associazione Culturale,
dedicato all’editoria di piccola e media grandezza, che speriamo possa continuare ancora a lungo. Due belle manifestazioni
che non mi sono limitato a seguire solo come spettatore, ma in cui, avendo dei
sogni da scrittore e degli obiettivi ben precisi da raggiungere, e munendomi di
una certa dose di coraggio, mi sono
messo direttamente in contatto con gli organizzatori, riuscendo sempre nei i
miei intenti.
E Celle Ligure, accessibile
anche alle carrozzine dei bambini, mi permette di tessere un rapporto speciale
anche con loro: quelli che mi conoscono bene, e che considero dei piccoli
amici, mi accolgono sempre con un’esplosione di felicità, correndomi pure
incontro; gli altri, quelli che magari mi notano per strada, si fermano, mi
scrutano, e, giustamente incuriositi,
mi parlano, cercando pure di capirmi; e alcuni ci riescono. Anzi: qualcuno mi
capisce talmente bene, che, sin da quando andava all’asilo, mi fa da interprete
ai propri genitori!
Ma il rapporto con la città di
Celle Ligure si è consolidato definitivamente quando, circa dieci anni fa, una
signora, vedendo che ero dispiaciuto di non poter andare in chiesa (causa
scalinata all’ingresso), informò mia mamma che c’era un percorso alternativo
dotato di una rampa e di un ascensore.
Lì, don Piero Giacosa, il
parroco della Parrocchia San Michele, mi accolse subito con grande entusiasmo,
facendomi partecipare, in modo eclatante, alla Veglia Pasquale, che cominciava
pure con un falò all’esterno, avendo cura di farmi vivere assolutamente tutto,
sin dal principio, al meglio; immettendomi, di fatto, in quella comunità
parrocchiale, e riempiendomi di esuberante affetto ogni volta che mi vedeva.
Una comunità che ho trovato
subito festosa e accogliente, e in cui ho voluto proprio integrarmi, ampliando
pure le mie conoscenze; complice anche una bimba piccolina che, scrutandomi e
venendo a farmi le carezze ogni volta che mi vedeva a Messa, mi ha permesso di
conoscere i suoi genitori.
Integrazione che si è
consolidata qualche estate dopo, quando, assieme a mia madre, partecipai a una
serie di incontri di preghiera, in stile Taizè, che si tenevano nella cappella
della Casa di Riposo della città. Un’esperienza molto emozionante, di
aggregazione, organizzata da don Pietro Pinetto, che in quel periodo guidava la
Parrocchia San Michele: una persona di garbo, gioiosa e mite al tempo stesso,
di cui ho un bellissimo ricordo che niente e nessuno potrà mai dissipare.
La stessa Casa di Riposo fuori
dalla quale, fino a poco tempo prima, un terzetto di anziani, capeggiati da una
certa signora Rosa, ogni volta che mi vedevano passare, mi fermavano per un
veloce, e ben augurale, scambio di battute. Un doppio-appuntamento giornaliero
a cui aderivo molto volentieri, sapendo che, a loro volta, attendevano con
gioia il mio passaggio.
Ma il mio livello di integrazione
ha travalicato tutti i confini dell’immaginario
quando ho voluto conoscere Stefano Pastorino, in un’edizione di Giovani senza confini, grazie anche alla
collaborazione di Marcello Mannuzza, noto ceramista ligure di fama
internazionale, che ha saputo supportarmi pur senza sapere in anticipo le mie
intenzioni.
Lui mi presentò, gli mostrò il mio libro, e Stefano mi disse che
l’avrebbe letto e che ne avrebbe parlato su una rivista con cui collaborava.
Benissimo!... Ma non avrei mai immaginato, date le mie evidenti difficoltà di
locuzione, che, un giorno, potesse venirgli in mente di affidarmi una rubrica
radiofonica settimanale. Oltretutto, a mio nome!
Be’, che dire?... Più integrazione di così!
©Sergio Rilletti, lunedì 3 giugno 2019, ore 16.15, Radio SkyLab, per "PAROLA DI SCRITTORE - CINQUE MINUTI CON SERGIO RILLETTI" - Letto da Stefano Pastorino
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