martedì 25 giugno 2019

PAROLA DI SCRITTORE (1x15): MEZZI PUBBLICI E RISPETTO LONDINESE (Un articolo inedito - Scritto per Radio SkyLab)


Salve a tutti, e Benvenuti all’ultima puntata della prima stagione di Parola di Scrittore. E voglio salutarvi con una notizia strepitosa. O, comunque, che vi farà riflettere un po’.
Sei una persona disabile, e vuoi muoverti agevolmente in città? Non c’è alcun problema: basta andare a Londra!
Innanzitutto, una volta atterrati all’aeroporto, qualche metro oltre trovi subito una sorta di sala d’aspetto con accoglienti poltrone rosse che, come indicano i quattro inequivocabili simboli posti sugli schienali, sono riservati a: non vedenti, non udenti, deambulanti con bastone, e carrozzinati (o più probabilmente, in quest‘ultimo caso, ai loro accompagnatori).
E le persone, per non essere da meno di tali poltrone, sono accoglienti pure loro.
Ed è questa la caratteristica principale di chi vive a Londra (londinese, italiano, o thailandese che sia): l’accoglienza.
Addetti alle informazioni in divisa, che, stazionando in strada, intuiscono che hai bisogno d’aiuto e te lo offrono, venendo a interpellarti loro. Persone che, vedendoti in carrozzina, si preoccupano di farti una gentilezza… e, a volte, persino della tua postura. Conducenti di autobus che ti accolgono con un sorriso e a cui puoi persino chiedere delle delucidazioni.
Eh, già. Perché a Londra puoi andare dove vuoi, anche se sei una persona con disabilità motoria. Autonomamente.
Tutti gli autobus sono muniti di una pedana elettrica funzionante, la maggior parte delle stazioni della metropolitana sono accessibili a tutti, e tutti i taxi hanno una pedana laterale retrattile che permette di salire e scendere direttamente con la carrozzina.
E poi, la gentilezza express delle persone che, sul bus o sulla metro, sembrano concentrate con la mente altrove, ma che, appena ti vedono, non esitano a scattare in piedi cedendo il posto a tutti coloro che stanno con te.
Insomma, tutto un altro mondo.
E’ vero, anche in Italia ci si sta attrezzando con bus e metro accessibili anche alle persone con disabiliTà; ma questi mezzi sono ancora troppo rari, e non costituiscono una reale alternativa alle auto private o ai taxi.
Taxi che comunque occorre prenotare prima, specificando che c’è una carrozzina da caricare (nel bagagliaio)… e sperando che non sopraggiunga un taxi talmente alto da costringere il disabile motorio in questione a un improvviso corso di Arrampicata per salirvi.
In effetti, anni fa, il Comune di Milano aveva provato a incentivare i tassisti a fornirsi di vetture provviste di pedana, in cambio di una licenza a doppio turno e la possibilità di un secondo tassista, che avrebbe incrementato lavori e guadagni. Ma, purtroppo, l’esperimento durò poco.
I tassisti milanesi di oggi, però, vorrebbero avere una seconda possibilità: sia per offrire un servizio migliore sia, parole loro, per un proprio tornaconto personale.
Londra lo dimostra: con un po’ di buona volontà, le cose possono cambiare. Basta rendere accessibili i taxi, i bus, le metro, e le menti delle persone al rispetto e alle esigenze altrui.
Bene. Parola di scrittore termina qui. Ringrazio Stefano Pastorino, per avermi dato questa splendida opportunità, che mi ha permesso di esprimermi in diversi modi; sua moglie Eleonora, per il pronto supporto tecnico;  e tutti voi, che mi avete seguito con gioia e passione per ben quindici puntate.
Vi confesso che all’inizio ero un po’ preoccupato di riuscire a scrivere un testo alla settimana, e quindi sono contento di avercela fatta… riproponendolo poi sul mio blog - rilletti.blogspot.com - e sulla mia Pagina Facebook, Sergio Rilletti’s.
E mi sono pure divertito a fare, a volte, il d.j., proponendovi delle canzoni in tema con l’argomento trattato.
Ora vi lascio con una promessa. Probabilmente con una formula un po’ diversa, ma, parafrasando la scritta finale di tutti i film di 007, “Parola di Scrittore... tornerà”.
©Sergio Rilletti, lunedì 24 giugno 2019, ore 17.15, Radio SkyLab, per "PAROLA DI SCRITTORE - CINQUE MINUTI CON SERGIO RILLETTI" - Letto da Stefano Pastorino

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