Salve a tutti!...
Nel Maggio 2001 partecipai, con la Parrocchia Sacro Cuore di Gesù alla Cagnola
di Milano, a un ritiro spirituale a Verona.
Durante
quel ritiro, Padre Giuliano Franzan ci diede il compito di scrivere una lettera
aperta intitolata Caro amico, ti presento
il mio dio.
Non
era un lavoro di gruppo. Ognuno doveva scrivere la propria, e poi metterla in
un cesto comune.
Ne scrissi una anch’io.
Ora, dopo tanti
anni, in occasione dell’imminente visita di Papa Francesco a Milano e della S.
Messa che celebrerà sabato pomeriggio al Parco di Monza, a cui io parteciperò, ho deciso di
renderla pubblica; in modo da celebrare, come meglio posso, questo importante incontro,
e farmi conoscere, a chi lo volesse, anche sotto questo aspetto.
Sergio Rilletti
(Milano, mercoledì 22 marzo 2017)
Verona, 6 maggio 2001
Caro Amico,
ti
presento il mio Dio.
Forse ti
sembrerà un inizio un po’ pretenzioso. Come si fa a presentare qualcuno che,
fino a prova contraria (e finora non ce n’è neanche una!), ha creato tutto il
mondo?
Quindi, se Dio
è il mondo, come fa ad appartenermi? Come fa ad essere mio?
Lo so che è un
po’ difficile da capire, eppure è proprio così; e me lo porto sempre qui, in
saccoccia.
Io mi sveglio,
penso a Lui, e spero che mi dia la forza per vivere la giornata seguendo la Sua
volontà; a volte lo prego per questo, a volte mi limito a sperarlo.
Poi mi alzo, e
inizio la mia giornata; una giornata molto lunga e intensa, durante la quale
lavoro, mi diverto, incontro persone, e progetto.
Durante tutto
il giorno, Dio è con me. A volte gli chiedo aiuto, a volte me lo dà spontaneamente, altre volte mi sembra
che mi faccia degli orribili scherzetti, e mi arrabbio: come farei con un
amico.
Sì, perché Dio
è un amico.
A volte lo
incontro nel sorriso di un ragazzo, a volte, più spesso, in quello di una
ragazza. Enzo e Simona. Potrei citare un sacco di sorrisi con cui mi si è
presentato Dio, ma sono stati i loro ad invadere la mia vita, travolgendola,
strappandomi dal mio bene amato eremo per catapultarmi a diretto contatto con
il mondo.
Certamente non
me ne sono accorto subito, anche perché è un po’ difficile vedere il volto di
Dio nel viso di una ragazza come Simona, ma, considerando la concatenazione di
eventi che hanno portato allo stravolgimento della mia vita e alla mia
emancipazione, non ho più dubbi.
A volte mi
capita di accorgermi del Suo intervento subito, a volte, tenendomelo sempre in
saccoccia, invece no. Comunque, appena me ne accorgo, gli telefono e lo
ringrazio.
Sì. Gli
telefono, compiendo il segno della croce, lo ringrazio, lo prego per me e gli
altri, gli chiedo alcune spiegazioni (a volte anche in maniera irruenta), e, se
mi accorgo che quello che avevo considerato un orribile scherzetto è sfociato
in qualcosa di buono, gli chiedo scusa.
Cerco di farlo
regolarmente, facendo mente locale su quanto mi è capitato durante la
settimana.
Ecco, ti ho
presentato il mio Dio. Non so se questo è l’approccio giusto da avere con Lui,
ma per me è un amico, e pertanto lo tratto come tale.
Ciao!
Sergio
Bravo Sergio, come sempre, coraggioso. Hai affrontato un argomento non semplice, sul quale ogni essere umano, da quando ha l'età della ragione, si è posto un'infinità di domande. Nella stesura dello scritto hai usato leggerezza, ironia, ma anche emozione . Spicca la fiducia che hai nel tuo prossimo e soprattutto negli amici, attraverso il cui sorriso ravvisi la figura di Dio, tanto da considerare anche Lui un tuo Amico da tenere nella “saccoccia”, cioè nel cuore. Complimenti per la spontaneità e la franchezza con cui ha trattato questo problema.
RispondiEliminaLuisa