Salve a tutti!...
Oggi, lunedì 8 aprile 2019, ho deciso di celebrare, con un giorno di anticipo e
insieme a voi, il Solo!’s Day, la
giornata che ogni anno dedico a ciò che mi capitò Domenica 9 Aprile 2006, al Parco
di Monza, e a tutto quello che ne è conseguito.
Fate bene attenzione, perché questa è la storia di come io, partendo da
una situazione di svantaggio e psicologicamente devastante, sono riuscito a
ottenere tre grandissime vittorie.
Buon Ascolto a tutti! (Sergio Rilletti)
Non so quanto tempo fosse passato e quante strade avessi già
provato, da quando mi abbandonarono in mezzo al Parco di Monza per farsi un
giro in risciò, ma sicuramente troppo.
Troppo per me, troppo per i miei
nervi, troppo per la mia piccola carrozzina elettrica che rischiava di
scaricarsi.
E tutto per l’indicazione di un educatore
volpone,
(“Tanto, la strada è facile:
vai avanti fino all’autodromo e poi giri a sinistra, costeggiandolo”),
che poi risultò
fasulla.
Così, non avendo più indicazioni da seguire, iniziai a cercare, più
volte, una strada alternativa per raggiungere la mia meta finale, tornando spesso,
dopo ogni tentativo fallito, nel punto esatto in cui mi avevano abbandonato,
nella vana speranza che tornassero a cercarmi.
Ma, ogni volta, trovavo il Nulla.
Mi risolsi, quindi, a cercare aiuto; anche se, con i miei gravi
problemi motòri, uniti a quelli specifici dell’articolazione del linguaggio,
sarebbe stata un’impresa alquanto improba.
Per fortuna, dopo alcuni che vedendomi sbracciare mi dicevano “Ciao!” e
se ne andavano, ce ne furono quattro che si distinsero.
Il primo era un anziano contadino, e lo incontrai addentrandomi in una
cascina, sfidando il terreno accidentato, a rischio di ribaltarmi. Sembrava una
città fantasma, con i palazzi fatiscenti, e lui, capendo che avevo bisogno
d’aiuto, s’interessò. La sua voce era fessa, ma lui no. E quando, per
facilitare la comunicazione, gli dissi semplicemente “Cascina Costa Alta”, che era
la mia meta finale, lui mi indicò la strada, avvertendomi però che ero a due
chilometri di distanza e che avrei dovuto fare una “salita così!”. Ringraziai e,
anche se per nulla tranquillo, mi avviai. Ma anche quella strada, come quelle
precedenti, dopo un po’ risultò interrotta.
Il secondo era un giovane pattinatore che incontrai appostandomi di
fianco a una mappa del Parco di Monza, attirando l’attenzione. Arrivò, e, dopo
qualche giravolta sui suoi rollerblade, si fermò accanto a me. Io gli indicai
la Cascina sulla mappa, e lui mi indicò la strada. Lo ringraziai, lui se ne
andò, e io mi avviai seguendo le sue indicazioni, svoltando, poco dopo, in un
viale a sinistra, che però mi sembrava di aver già percorso un’infinità di
tempo prima.
E fu qui, quando ormai ero all’apice dello scoramento e della depressione,
che feci il mio terzo e quarto incontro. Si trattava d’una coppia di giovani - lei
bionda ed estroversa, lui bruno e un po’ più riservato -, che appena mi videro,
solo e spaventato, capirono subito tutto, compreso che ero con un gruppo… che mi aveva perso!
Improvvisamente, mi sentii al sicuro, capendo che loro non mi avrebbero
abbandonato, e in cuor mio li definii subito, ma proprio subito, “Due angeli custodi mandati da Dio”. Lei, Lisa - che, vedendomi
stupito da come mi capiva bene, mi disse, a mo’ di spiegazione, che faceva la
maestra -, e il suo amico, seguendo le mie indicazioni presero l’agenda
telefonica dalla mia borsa, e, utilizzando il cellulare di lui, riuscirono a
rintracciare il gruppo di volontari, e relativo educatore volpone, che mi avevano
perso, facendomi venire a prendere.
E questa fu la mia prima, grandissima vittoria!
Ora qualcuno di voi
si chiederà: Chissà quanti complimenti avrà ricevuto, chissà in quanti modi si
saranno prodigati in scuse e spiegazioni, chissà come avrà fatto Sergio a
ritrovare l’educatore volpone e i relativi volontari tra la montagna di cenere
con cui si saranno cosparsi il capo?!
Ebbene no. Non è accaduto nulla di tutto questo. Anzi.
Si scatenò un inferno di omertà che proprio non mi aspettavo, e
che non solo mi ha impedito di avere il numero di cellulare dei due giovani,
che l’educatore volpone e due volontari possedevano e che mi avevano promesso
di darmi, ma costringendomi anche a constatare l’unanime disinteresse di tutti
i volontari presenti quel giorno, che, pur conoscendomi da anni e avendo la mia
e-mail, in modo assolutamente disciplinato
decisero di non farsi più sentire.
L’unica cosa che smosse loro e
il loro educatore-capo, altrettanto volpone di quello del Parco, fu un’e-mail
che inviai - poco prima di Natale - a molte persone di loro conoscenza, e per
correttezza anche a loro stessi, informando tutti di ciò che stava accadendo.
Ovviamente, Volpone II fece
di tutto, ma proprio di tutto, per minimizzare l’accaduto, ma la valanga di
e-mail che gli piovvero addosso chiedendogli spiegazioni, di cui mi riferì in
un maldestro tentativo di rimbrottarmi, lo costrinsero a farmi incontrare
Volpone I e i relativi omertosi volontari, come stavo chiedendo da mesi.
E questa fu la mia seconda, grandissima vittoria!
Quello che Volpone I, Volpone II, e compagni non
sapevano, era che, proprio in quel periodo, Andrea Carlo Cappi stava
preparando un numero di M-Rivista del
mistero, con la quale collaboravo stabilmente, intitolato Lezioni di paura. Con tutta la paura che
avevo provato ma che ero riuscito comunque a dominare, e con la voglia immane di
rintracciare la giovane coppia che mi aveva soccorso, colsi al volo l’occasione
per scrivere Solo!, un lungo racconto- che potete scaricare gratuitamente dal web - in cui narro, attimo per attimo,tutto quello che avevo vissuto e realmente pensato in quelle due ore diautentico terrore al Parco di Monza.
Anche in questo caso non mi
dilungherò nei dettagli, ma questo fu l’inizio di uno strepitoso successo: giornali
e riviste, blog, scrittori e scrittrici, persone che conoscevo poco o che non
conoscevo affatto, mi manifestarono, tutti, la loro completa solidarietà,
attivandosi per diffondere la mia storia. Persino le radio diffusero il mio
appello per ritrovare i miei due giovani ed encomiabili soccorritori. E io
partecipai a due programmi radiofonici della Rai, di cui uno addirittura in
diretta, al quale andai come ospite parlante
in studio, incredibile ma vero, in qualità di scrittore.
Tutto ciò, sia ben chiaro, per
un numero di cellulare - quello dei miei due giovani soccorritori -, promesso
ma mai dato!
Ora sono passati tredici anni, da quella fatidica Domenica 9
Aprile 2006 che cambiò radicalmente la mia vita, e io di quella brillante
coppia di giovani che mi aiutò, di cui parlo anche nel mio libro Le avventure di Mister Noir, dedicando
loro un mio racconto, purtroppo non ho saputo più nulla.
Ma io mi ostinerò sempre a
ricordarli, sempre nell’annosa speranza di riuscire a rintracciarli e,
finalmente, a ringraziarli!
©Sergio Rilletti, lunedì 8
aprile 2019, ore 17.15, Radio SkyLab, per "PAROLA DI SCRITTORE - CINQUE MINUTI CON SERGIO RILLETTI" - Letto da Stefano Pastorino
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