Però la vicenda che sto per narrare è accaduta Domenica 17 Marzo 2013.
Già, 17 e ’13: due numeri che, nell’immaginario collettivo, non promettono
nulla di buono.
Era la prima volta che
andavo alla Fieramilano Rho, ed ero un po’ emozionato: curioso, dopo averne
sentito parlarne parecchio, di vedere com’era.
Ero andato lì con mia zia, per la 20^ edizione di Cartoomics - Il Salone del Fumetto, una manifestazione
di folklore fumettistico, che, da quando è nata, credo di non aver mai perso.
Dopo una lunga serie di peripezie per trovare la giusta combinazione di
strade, sale, e ascensori, poco dopo le 11 giungemmo finalmente al tanto
sospirato Padiglione 8, in
tempo per vedere il mio amico Diego Cajelli, che avevo conosciuto sui banchi d’un
corso di sceneggiatura, presentare la sua nuova serie a fumetti.
Eravamo appena fuori l’ingresso del Salone del Fumetto, quando
(PUM!)
un botto secco e
assordante ci fece sussultare.
Mia zia inizia a guardarsi, irritata, intorno, per vedere chi può aver
sparato un petardo, mentre io, che ho riconosciuto il rumore, guardo subito in
giù: la gomma posteriore destra, infatti, era scoppiata!
Entrammo nello stand numero 8, e una ragazza alla reception, dopo
averci vidimato il biglietto del parcheggio, e aver ascoltato, con l’aria un
po’ svogliata, il breve resoconto di mia zia, sussurra qualcosa alla collega
alla sua destra.
Questa, una bella brunetta longilinea e dallo sguardo sveglio, sentendo
che avevo bucato, chiede: “Ma [la carrozzina] è nostra?”.
La zia risponde subito di no, ma io, ragionando rapidamente sul
significato di quella domanda, che mi aveva stupito un po’, intuisco che
avremmo potuto chiederne una in prestito a loro. E così, dopo qualche secondo,
fingendo una sicurezza dovuta ad anni di esperienza, chiedo, tradotto
simultaneamente da mia zia, se hanno una carrozzina da prestarmi.
Lei fa cenno di aspettare, cerca un numero di telefono, e chiede alla
zia se può farlo lei. Nel frattempo, l’altra ragazza se n’era andata, e lei
tornò ad occuparsi dell’assembramento che si stava formando.
La zia prova a comporre quel numero, ma è costretta a dire alla
ragazza, che probabilmente era la responsabile della reception, che è
inesistente.
La giovane inizia a scartabellare alcuni fogli, rassicurandoci sul fatto
che avremmo risolto il problema, e compone un altro numero. Dopodiché chiede il
mio nome e alcuni dati personali alla zia, coi quali compila un modulo, e ci dà
la mappa del Salone, fornendoci anche
qualche indicazione.
Le chiedo, sempre tramite mia zia, come si chiama, giusto per sapere
chi dovevo ringraziare: Valentina.
Dopo pochi minuti d’attesa, forse un po’ lunghi ma comunque pochi,
arriva un giovane castano ed elegante che ci consegna una carrozzina manuale, chiedendoci
il solo impegno di restituirla entro le
19.
E così fu.
Erano circa le 18 quando ripassammo davanti alla reception. Pochi
secondi dopo comparve Valentina.
Dopo un paio di convenevoli, in cui notò l’enorme sacco di fumetti
acquistati, chiamò un addetto alla Sicurezza per farci aiutare. Arrivò un giovane
dai capelli rasati e l’espressione gioviale, una di quelle persone che
infondono allegria e serenità solo a guardarle.
Fatto il trasbordo, e quindi rientrato in possesso della mia
carrozzina, la zia gli racconta il motivo di quell’inconveniente, e lui si
offre di accompagnarci fino all’uscita dell’edificio: gli dispiace, ma
purtroppo, per motivi di sicurezza, non potrà spingersi oltre.
Il momento dei saluti è arrivato: mando la zia a ringraziare Valentina,
raccomandandole di dirle che sono uno scrittore, che ho un blog, e che scriverò
un articolo sull’accaduto.
Nell’ascensore, chiesi il nome anche al ragazzo: Giuseppe.
Lo salutammo, e ci avviammo, con la mia carrozzina che tendeva ad
andare di traverso, verso l’auto.
Già. Quella Domenica 17 Marzo 2013, 17 e ’13 appunto, era iniziata
malissimo. Ma finché esistono persone presenti come Valentina e Giuseppe, e si
ha la fortuna di incontrarle, possiamo sempre ben sperare che le nostre
giornate migliorino!
©Sergio Rilletti, 2013
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