Sì, emozione doppia.
Non solo perché ritorno in questa Parrocchia, che per diversi anni mi ha ospitato facendomi partecipare a
esperienze meravigliose, ma anche perché, seppur sia ormai abituato a fare
incontri pubblici, questa è la prima volta che mi presento come persona e non
come scrittore. Anche se, a pensarci bene, non è che quando mi presento come
scrittore mi tramuto in un altro essere.
Ma andiamo
con ordine, iniziando, appunto, dall’inizio.
Nella vita, c’è chi nasce con
niente, chi nasce con la camicia, e chi nasce con la carrozzina.
Io sono nato
con la carrozzina.
E nascere con
la carrozzina non è un’impresa semplice, perché implica l’accettazione di
limiti straordinari, fuori dal comune, che ti differenziano dagli altri bambini;
come, per esempio, non poterti iscrivere a una squadra di calcio formata da
tuoi amici. E non puoi capirlo subito, perché, secondo le tue idee semplici e
lineari da bambino, non ci sarebbe alcun problema dato che, durante il gioco,
saresti sorretto in piedi da tuo papà.
Poi i tuoi
genitori ti spiegano che non è proprio così, perché, non potendoti muovere come
gli altri, potresti creare dei disagi, sia alla tua squadra sia all’Organizzazione.
E tu devi
capirlo e accettarlo. Per forza.
Per fortuna, crescendo e
credendo, si diventa più consapevoli non solo dei propri limiti ma anche delle
proprie capacità, e della presenza che Dio ha nella nostra vita quotidiana. E
quella che sto per raccontare è la storia di un disegno divino ben preciso, compiuto con grande pazienza e perizia,
che cambiò radicalmente la mia vita.
La mia
Rinascita ha una data e un luogo ben precisi: domenica 15 novembre 1987, Villa
Radicefossati, ore 21.30 circa.
Fino a quel
momento, la mia vita quotidiana si districava principalmente tra casa e scuola.
Avevo pochi amici - ovvero un amico e una manciata di amiche -, e uscivo a volte
con loro e a volte con mia sorella. Durante le gite scolastiche mi integravo e socializzavo
con tutti, ma poi, durante l’anno, i rapporti cambiavano un po’, e non mi
interessava uscire con chi non consideravo proprio un amico: la paura di non
trovarmi a mio agio era troppo forte!
Poi, una sera
del 1986, venne a trovarmi don Serafino, che mi parlò di un libretto di
racconti che aveva realizzato con un gruppo di ragazzi dell’oratorio durante un
ritiro spirituale in un monastero al Passo del Sempione. Alcuni mesi dopo,
quando lui mi parlò di un nuovo libretto di racconti in preparazione, io gli
chiesi se potevo partecipare con un racconto sull’argomento del libretto
precedente, e lui mi rispose di sì. Nel frattempo, sempre don Serafino, mi fece
conoscere due obiettori di coscienza con cui avrei potuto stringere amicizia.
E venne il
giorno in cui don Serafino mi invitò alla festa della Parrocchia San Martino e
del quartiere Villapizzone, che si celebravano lo stesso giorno, congiuntamente;
e io, pur conoscendo solo Enzo, l’obiettore che mi avrebbe accompagnato - che
comunque conoscevo ancora poco -, straordinariamente risposi di sì.
E, poco dopo
le 15 di quella fatidica domenica 15 novembre 1987, io uscii da casa con Enzo,
un ragazzo simpatico ma che conoscevo poco, diretto verso un luogo che non
frequentavo più dalla terza media, l’oratorio, dove non conoscevo nessuno.
Eppure ero
relativamente tranquillo, deciso, comunque, a tornare a casa per l’ora di cena!
La giornata
andò bene, insieme a ragazzi, e soprattutto ragazze, che mi fecero divertire
molto, integrandomi tra loro; tuttavia, non era ancora scoccata la scintilla
che avrebbe cambiato la mia vita. Il disegno non era ancora completato!
Don Serafino,
sempre lui, mi propose di rimanere a cena, a Villa Radicefossati; e io, pur
sapendo che avrei perso la terza puntata di uno sceneggiato che mi interessava,
con mio grande stupore accettai.
La serata non
cominciò molto bene: un mio compagno di classe delle scuole elementari, con cui
da bambino ero proprio amico, non ricambiò l’entusiasmo con cui lo salutai,
andandosene via quasi subito, lui e il cane. E io cominciai a maledire di non
essermi accontentato della bella giornata ma di essermi voluto fermare anche
per la cena.
Ma, verso le
21.30, Dio completò il suo disegno, e
si manifestò a me. E lo fece nel migliore dei modi possibile: con le graziose
fattezze di Simona.
Lei si
presentò a me, e, dopo essersi accertata che fossi proprio io, mi dedicò uno
splendido sorriso e mi disse: “Ho letto il tuo racconto: è bellissimo!”.
Il racconto
in questione era quello che don Serafino aveva ospitato nel loro secondo
libretto, e per me fu l’inizio di una nuova Era.
Non solo
perché, ovviamente, cominciai a frequentare l’oratorio e tutte le attività
parrocchiali, allargando notevolmente le mie amicizie, ma anche perché Simona
diventò la mia migliore amica e una colonna portante della mia vita. Iniziò a
venire a trovarmi tutte le settimane trasformandosi nella mia personale mental-coach: seguendomi,
consigliandomi, e spronandomi, sia nel campo dei rapporti sociali sia in quello
della scrittura creativa (che sapeva essere la mia grande passione); ed esigendo,
ogni volta, almeno tre novità.
Pian piano
presi sempre più coraggio, allargando a dismisura le mie conoscenze,
frequentando anche realtà dove non c’era lei.
E se io, un
giorno, ho cominciato a frequentare questa Parrocchia - conoscendo persone
splendide, e coltivando nuove amicizie che durano ancora oggi -, è perché, una
sera del 1986, Dio cominciò il suo disegno,
facendomi ascoltare don Serafino che mi parlava di un certo libretto della
Parrocchia San Martino. Se non fosse accaduto questo fatto, e la catena di
eventi che ne è conseguita, io, molto probabilmente, sarei un’altra persona e
oggi non sarei qui con voi.
Ma c’è un’altra storia che vorrei
raccontarvi. Una storia di panico dominato e di riscatto, in cui Dio, vedendo
la mia tenacia, decise di darmi una mano, in due modi e periodi diversi.
Una storia
che ha, come inizio, una data e un luogo ben precisi: domenica 9 aprile 2006,
ore 13.10 circa, Parco di Monza; ma che, come la precedente, necessita di una premessa.
La mia
passione per la scrittura creativa sfociò, in modo fruttuoso, nell’assidua
collaborazione con M-Rivista del mistero,
diretta dallo scrittore Andrea Carlo Cappi. Lui diventò subito il mio
affettuoso mentore, e, negli otto anni che collaborai con la sua rivista, dal
2001 al 2008, accettò ogni mia proposta, dandomi la possibilità di realizzarla;
compresa la creazione di Mister Noir, il mio alter ego seriale, protagonista di
thriller umoristici.
E, durante
quegli otto anni, incappai, inevitabilmente, nelle ore 13.10 di quella fatidica
domenica 9 aprile 2006, quando mi ritrovai in mezzo al Parco di Monza.
Solo!
Sì, solo.
Perché il gruppo di volontari con cui ero, guidati da un educatore volpone,
considerando che ero su una carrozzina elettrica - peraltro di modeste
dimensioni - decisero di farsi un giro in risciò. E non tornarono più!
Passai quasi
due ore di terrore, all’affannosa ricerca di qualcuno che potesse capirmi e
aiutarmi, e devo ringraziare proprio Dio di non avermi mai fatto perdere la lucidità.
Ci riuscii quindi tre volte; ma le prime due persone mi diedero informazioni
che non portarono a nulla. Ero allo stremo delle forze, quando mi apparvero,
come un miraggio, una coppia di giovani, un lui e una lei, che capirono subito
che avevo bisogno d’aiuto, capirono subito che ero stato abbandonato da un
gruppo, e, comportandosi in un modo assolutamente encomiabile, e capendomi,
riuscirono a rintracciare l’educatore volpone facendomi venire a riprendere. E
io, mentre ero ancora lì con loro, pensai subito, ma proprio subito, che
fossero “due angeli custodi mandati da Dio”.
Ovviamente
avrei voluto richiamarli per ringraziarli, ma, nonostante che il loro numero di
cellulare lo avessero sia l’educatore volpone sia due volontari, uno dei quali
me l’aveva proprio promesso, non venne mai fuori, instaurandosi un clima di
omertà, che proprio non mi aspettavo. Un fatto che mi ferì nel profondo, ma Dio
mi fornì l’intuito e la forza giusta per reagire, decretando l’inizio del mio
riscatto.
Infatti,
sapendo che Cappi era in procinto di realizzare un numero di M-Rivista del mistero intitolato Lezioni di paura, gli proposi di
scrivere un racconto su quella vicenda, con la specifica speranza di riuscire a
rintracciare quei miei due giovani e brillanti soccorritori, e lui accettò.
Lo intitolai Solo!, e fu l’inizio di uno strepitoso
trionfo: giornali e riviste, blog, scrittori e scrittrici, persone che
conoscevo poco o che non conoscevo affatto, mi manifestarono, tutti, la loro completa
solidarietà, attivandosi per diffondere la mia storia. Persino le radio, che
Simona mi aveva spronato a contattare, diffusero il mio appello. E io
partecipai a due programmi radiofonici della Rai, di cui uno in diretta al
quale andai come ospite in studio in qualità di scrittore (accompagnato, ovviamente,
da Simona che mi fece da “interprete”).
Ma questo
secondo disegno, già bellissimo così,
non era ancora completato. Nel 2009, il mio racconto Solo!, che potete scaricare gratuitamente dal web, attirò l’attenzione
di un certo Elio Marracci, che mi propose di curare, insieme a lui,
un’antologia di racconti thriller con protagonisti diversamente abili che se la
cavavano da situazioni di pericolo grazie alle proprie capacità; e io accettai.
Capacità Nascoste uscì nel 2012, e
attirò, da subito, l’attenzione della stampa.
E tutto questo, sia ben chiaro, per un numero
di cellulare promesso ma non dato!
Ora è iniziato un anno di sfide,
grandi ed enormi, per me; personali e professionali.
Tra queste,
una troneggia su tutte e su di me: andare a vivere da solo… o quasi!
E accadrà,
necessariamente, entro l’anno!
Non so ancora
bene come mi organizzerò, ma mi auguro che il tipo Lassù, che gli inglesi
chiamano Lord, si sia già messo a fare uno dei suoi mirabili disegni!...
Grazie Sergio. Leggo sempre con attenzione i tuoi scritti. Molto bello anche questo. Sono contenta che tu stia bene. Ho sempre notizie da Mariangela.
RispondiEliminaCon tanto affetto
Amalia