lunedì 31 dicembre 2018

MyLife - COME DIO MI AIUTO' NELLA MIA VITA (Un mio intervento alla "Parrocchia Sacro Cuore di Gesù alla Cagnola" di Milano)

Buongiorno a tutti!... E’ con viva, e doppia, emozione che stamattina mi trovo qui, in mezzo a voi.
Sì, emozione doppia. Non solo perché ritorno in questa Parrocchia, che per diversi anni mi ha ospitato facendomi partecipare a esperienze meravigliose, ma anche perché, seppur sia ormai abituato a fare incontri pubblici, questa è la prima volta che mi presento come persona e non come scrittore. Anche se, a pensarci bene, non è che quando mi presento come scrittore mi tramuto in un altro essere.
Ma andiamo con ordine, iniziando, appunto, dall’inizio.

Nella vita, c’è chi nasce con niente, chi nasce con la camicia, e chi nasce con la carrozzina.
Io sono nato con la carrozzina.
E nascere con la carrozzina non è un’impresa semplice, perché implica l’accettazione di limiti straordinari, fuori dal comune, che ti differenziano dagli altri bambini; come, per esempio, non poterti iscrivere a una squadra di calcio formata da tuoi amici. E non puoi capirlo subito, perché, secondo le tue idee semplici e lineari da bambino, non ci sarebbe alcun problema dato che, durante il gioco, saresti sorretto in piedi da tuo papà.
Poi i tuoi genitori ti spiegano che non è proprio così, perché, non potendoti muovere come gli altri, potresti creare dei disagi, sia alla tua squadra sia all’Organizzazione.
E tu devi capirlo e accettarlo. Per forza.

Per fortuna, crescendo e credendo, si diventa più consapevoli non solo dei propri limiti ma anche delle proprie capacità, e della presenza che Dio ha nella nostra vita quotidiana. E quella che sto per raccontare è la storia di un disegno divino ben preciso, compiuto con grande pazienza e perizia, che cambiò radicalmente la mia vita.
La mia Rinascita ha una data e un luogo ben precisi: domenica 15 novembre 1987, Villa Radicefossati, ore 21.30 circa.
Fino a quel momento, la mia vita quotidiana si districava principalmente tra casa e scuola. Avevo pochi amici - ovvero un amico e una manciata di amiche -, e uscivo a volte con loro e a volte con mia sorella. Durante le gite scolastiche mi integravo e socializzavo con tutti, ma poi, durante l’anno, i rapporti cambiavano un po’, e non mi interessava uscire con chi non consideravo proprio un amico: la paura di non trovarmi a mio agio era troppo forte!
Poi, una sera del 1986, venne a trovarmi don Serafino, che mi parlò di un libretto di racconti che aveva realizzato con un gruppo di ragazzi dell’oratorio durante un ritiro spirituale in un monastero al Passo del Sempione. Alcuni mesi dopo, quando lui mi parlò di un nuovo libretto di racconti in preparazione, io gli chiesi se potevo partecipare con un racconto sull’argomento del libretto precedente, e lui mi rispose di sì. Nel frattempo, sempre don Serafino, mi fece conoscere due obiettori di coscienza con cui avrei potuto stringere amicizia.
E venne il giorno in cui don Serafino mi invitò alla festa della Parrocchia San Martino e del quartiere Villapizzone, che si celebravano lo stesso giorno, congiuntamente; e io, pur conoscendo solo Enzo, l’obiettore che mi avrebbe accompagnato - che comunque conoscevo ancora poco -, straordinariamente risposi di sì.
E, poco dopo le 15 di quella fatidica domenica 15 novembre 1987, io uscii da casa con Enzo, un ragazzo simpatico ma che conoscevo poco, diretto verso un luogo che non frequentavo più dalla terza media, l’oratorio, dove non conoscevo nessuno.
Eppure ero relativamente tranquillo, deciso, comunque, a tornare a casa per l’ora di cena!
La giornata andò bene, insieme a ragazzi, e soprattutto ragazze, che mi fecero divertire molto, integrandomi tra loro; tuttavia, non era ancora scoccata la scintilla che avrebbe cambiato la  mia vita. Il disegno non era ancora completato!
Don Serafino, sempre lui, mi propose di rimanere a cena, a Villa Radicefossati; e io, pur sapendo che avrei perso la terza puntata di uno sceneggiato che mi interessava, con mio grande stupore accettai.
La serata non cominciò molto bene: un mio compagno di classe delle scuole elementari, con cui da bambino ero proprio amico, non ricambiò l’entusiasmo con cui lo salutai, andandosene via quasi subito, lui e il cane. E io cominciai a maledire di non essermi accontentato della bella giornata ma di essermi voluto fermare anche per la cena.
Ma, verso le 21.30, Dio completò il suo disegno, e si manifestò a me. E lo fece nel migliore dei modi possibile: con le graziose fattezze di Simona.
Lei si presentò a me, e, dopo essersi accertata che fossi proprio io, mi dedicò uno splendido sorriso e mi disse: “Ho letto il tuo racconto: è bellissimo!”.
Il racconto in questione era quello che don Serafino aveva ospitato nel loro secondo libretto, e per me fu l’inizio di una nuova Era.
Non solo perché, ovviamente, cominciai a frequentare l’oratorio e tutte le attività parrocchiali, allargando notevolmente le mie amicizie, ma anche perché Simona diventò la mia migliore amica e una colonna portante della mia vita. Iniziò a venire a trovarmi tutte le settimane trasformandosi nella mia personale mental-coach: seguendomi, consigliandomi, e spronandomi, sia nel campo dei rapporti sociali sia in quello della scrittura creativa (che sapeva essere la mia grande passione); ed esigendo, ogni volta, almeno tre novità.
Pian piano presi sempre più coraggio, allargando a dismisura le mie conoscenze, frequentando anche realtà dove non c’era lei.
E se io, un giorno, ho cominciato a frequentare questa Parrocchia - conoscendo persone splendide, e coltivando nuove amicizie che durano ancora oggi -, è perché, una sera del 1986, Dio cominciò il suo disegno, facendomi ascoltare don Serafino che mi parlava di un certo libretto della Parrocchia San Martino. Se non fosse accaduto questo fatto, e la catena di eventi che ne è conseguita, io, molto probabilmente, sarei un’altra persona e oggi non sarei qui con voi.

Ma c’è un’altra storia che vorrei raccontarvi. Una storia di panico dominato e di riscatto, in cui Dio, vedendo la mia tenacia, decise di darmi una mano, in due modi e periodi diversi.
Una storia che ha, come inizio, una data e un luogo ben precisi: domenica 9 aprile 2006, ore 13.10 circa, Parco di Monza; ma che, come la precedente, necessita di una premessa.
La mia passione per la scrittura creativa sfociò, in modo fruttuoso, nell’assidua collaborazione con M-Rivista del mistero, diretta dallo scrittore Andrea Carlo Cappi. Lui diventò subito il mio affettuoso mentore, e, negli otto anni che collaborai con la sua rivista, dal 2001 al 2008, accettò ogni mia proposta, dandomi la possibilità di realizzarla; compresa la creazione di Mister Noir, il mio alter ego seriale, protagonista di thriller umoristici.
E, durante quegli otto anni, incappai, inevitabilmente, nelle ore 13.10 di quella fatidica domenica 9 aprile 2006, quando mi ritrovai in mezzo al Parco di Monza.
Solo!
Sì, solo. Perché il gruppo di volontari con cui ero, guidati da un educatore volpone, considerando che ero su una carrozzina elettrica - peraltro di modeste dimensioni - decisero di farsi un giro in risciò. E non tornarono più!
Passai quasi due ore di terrore, all’affannosa ricerca di qualcuno che potesse capirmi e aiutarmi, e devo ringraziare proprio Dio di non avermi mai fatto perdere la lucidità. Ci riuscii quindi tre volte; ma le prime due persone mi diedero informazioni che non portarono a nulla. Ero allo stremo delle forze, quando mi apparvero, come un miraggio, una coppia di giovani, un lui e una lei, che capirono subito che avevo bisogno d’aiuto, capirono subito che ero stato abbandonato da un gruppo, e, comportandosi in un modo assolutamente encomiabile, e capendomi, riuscirono a rintracciare l’educatore volpone facendomi venire a riprendere. E io, mentre ero ancora lì con loro, pensai subito, ma proprio subito, che fossero “due angeli custodi mandati da Dio”.
Ovviamente avrei voluto richiamarli per ringraziarli, ma, nonostante che il loro numero di cellulare lo avessero sia l’educatore volpone sia due volontari, uno dei quali me l’aveva proprio promesso, non venne mai fuori, instaurandosi un clima di omertà, che proprio non mi aspettavo. Un fatto che mi ferì nel profondo, ma Dio mi fornì l’intuito e la forza giusta per reagire, decretando l’inizio del mio riscatto.
Infatti, sapendo che Cappi era in procinto di realizzare un numero di M-Rivista del mistero intitolato Lezioni di paura, gli proposi di scrivere un racconto su quella vicenda, con la specifica speranza di riuscire a rintracciare quei miei due giovani e brillanti soccorritori, e lui accettò.
Lo intitolai Solo!, e fu l’inizio di uno strepitoso trionfo: giornali e riviste, blog, scrittori e scrittrici, persone che conoscevo poco o che non conoscevo affatto, mi manifestarono, tutti, la loro completa solidarietà, attivandosi per diffondere la mia storia. Persino le radio, che Simona mi aveva spronato a contattare, diffusero il mio appello. E io partecipai a due programmi radiofonici della Rai, di cui uno in diretta al quale andai come ospite in studio in qualità di scrittore (accompagnato, ovviamente, da Simona che mi fece da “interprete”).
Ma questo secondo disegno, già bellissimo così, non era ancora completato. Nel 2009, il mio racconto Solo!, che potete scaricare gratuitamente dal web, attirò l’attenzione di un certo Elio Marracci, che mi propose di curare, insieme a lui, un’antologia di racconti thriller con protagonisti diversamente abili che se la cavavano da situazioni di pericolo grazie alle proprie capacità; e io accettai. Capacità Nascoste uscì nel 2012, e attirò, da subito, l’attenzione della stampa.
 E tutto questo, sia ben chiaro, per un numero di cellulare promesso ma non dato!

Ora è iniziato un anno di sfide, grandi ed enormi, per me; personali e professionali.
Tra queste, una troneggia su tutte e su di me: andare a vivere da solo… o quasi!
E accadrà, necessariamente, entro l’anno!
Non so ancora bene come mi organizzerò, ma mi auguro che il tipo Lassù, che gli inglesi chiamano Lord, si sia già messo a fare uno dei suoi mirabili disegni!...


©Sergio Rilletti, sabato 24 febbraio 2018

1 commento:

  1. Grazie Sergio. Leggo sempre con attenzione i tuoi scritti. Molto bello anche questo. Sono contenta che tu stia bene. Ho sempre notizie da Mariangela.
    Con tanto affetto
    Amalia

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