Un fiorellino
dal nome particolare: non si chiama né Margherita né Rosa né Viola.
Non si chiama
neanche Mughetto, per fortuna!
Il suo nome è:
Simona.
E ha le
sembianze di una fanciulla.
Una bella
fanciulla a cui è impossibile non dedicare una poesia!...
Ti
ho conosciuta tanti anni fa,
in
una sera che sembrava primaverile;
era
il 15 novembre di trent’anni fa,
quando
si incontrarono le nostre vite.
Era
una sera bella, da Estate di San Martino,
a
Villa Radice Fossati;
e,
oltre agli altri, c’erano pure Enzo e don Serafino,
a
quella bella Festa della zona
e
della Parrocchia San Martino,
a
cui mi ero trattenuto solo per puro destino.
Tu
per prima mi hai notato,
e,
complice un racconto su un libriccino,
subito
un complimento mi hai donato.
Così
il mio sicuro eremo abbandonai,
e
a farmi nuovi amici, e soprattutto amiche, cominciai.
Prima
all’Oratorio, poi all’Aias e altrove,
tu
mi seguivi sempre, con attenzione;
sul
notiziario parrocchiale sempre mi incontravi,
e
la Scuola del Fumetto tu mi indicai,
e
io, grazie a te e a un gruppo di amici, e soprattutto di amiche,
un
corso serale di Sceneggiatura frequentai,
e
nuovi rapporti mi creai.
E
così, quando andai a lavorare all’Agenzia giornalistica Hpress,
relazionarmi
con gli altri era un piacere, e mai uno stress.
Tu,
di me, hai letto con passione sempre tutto:
articoli,
poesie, racconti, e persino sceneggiature,
di
cui, ammettiamolo, a parte dialoghi e didascalie,
o
ti metti di buzzo buono o non capisci proprio un tubo.
Tu
ti preoccupavi della mia scrittura e dei miei rapporti sociali,
e
dei buoni consigli sempre, o quasi, mi davi.
Ogni
settimana mi venivi a trovare,
e
almeno tre novità ti dovevo dare:
non
importava se in ambito lavorativo o amicale,
ma
volevi controllare che mi dessi da fare.
Tu
mi sei stata vicina anche in un periodo particolarmente oscuro,
e
io, con te, mi sentivo sempre al sicuro.
Persino
al dottor Cantoni, pur non avendoti conosciuta, eri simpatica,
perché
tu, con la tua irruenza, mi davi la giusta carica.
Persino
su Facebook mi hai fatto iscrivere,
per
ritrovare gli amici che avevo perso di vista;
e
anche le radio mi hai fatto contattare,
per
i due giovani che al Parco di Monza mi avevano salvato,
e
che avrei voluto tanto rintracciare e ringraziare.
A
Tutti i colori del giallo, su Rai
Radio Due, siamo andati,
e
la mia vita è presto cambiata:
uno
scrittore abbastanza conosciuto sono diventato,
i
falsi amici, anche se non fisicamente, ho eliminato,
e
ora pure la prima Civettina d’Oro, per meriti culturali, mi hanno dato.
Orsù,
Amica Cara,
la
mia poesia finisce qui.
E’
vero, avrei tante altre cose da dire,
ma
l’ora del nostro appuntamento
sta
per venire al mio cospetto.
Comunque,
questa è la verità:
di
me, e di ogni persona che ho incontrato,
tu
hai cambiato la realtà.
E
quando quel dì ti incontrai,
“Che
bel fiorellino!” subito come Mister Noir, pensai.
E
oggi, come allora, continuo a pensare
che
tu sia un bel fiorellino:
un
gran bel magico fiorellino
di
nome Simona.
©Sergio Rilletti, martedì 14 novembre 2017
– ore 17.47
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