domenica 22 dicembre 2013

MyLife - LA FESTA DEGLI ANGELI (Un racconto autobiografico)



Lunedì 8 Dicembre 2008, ore 17.30 circa, Celle Ligure. Sera.
Già, sera. Di solito, per me, la sera arriva alle 20, più o meno all'ora di cena, ma qui, a Celle, in dicembre il sole tramonta presto, e l'aria pungente della sera si presenta, puntuale, all'ora del tè.
Era la Festa dell'Immacolata. Una festa celeste punteggiata di rosa, dato che, proprio quel giorno, i volontari della Croce Rosa cellese inauguravano i locali della nuova sede, in Piazza Volta, nei pressi della stazione ferroviaria.
Io e i miei genitori avevamo deciso di andarci, e, dopo aver girovagato un po' alla ricerca di un'entrata accessibile, tornammo indietro e ci inerpicammo su per una salita, sperando che ci avrebbe portato a destinazione; loro a piedi, io a bordo della mia possente carrozzina elettrica.
Io ho sempre avuto un rapporto speciale coi volontari della Croce Rosa di Celle Ligure, sin da quando, volendo ritrovare un'amica che avevo perso di vista da tempo, cominciai a frequentare i suoi genitori, andandoli a trovare nella sede in Via Colla; una frequentazione che, col tempo, si tramutò in una festosa amicizia.
Ogni volta che andavo a trovarli venivo accolto calorosamente; non solo da loro, ma anche dai loro colleghi, persone con cui condividevano una piacevole serata con la silenziosa consapevolezza che avrebbe potuto essere troncata da un momento all'altro da una telefonata.
Io li ho sempre considerati degli angeli. Anche i volontari del Servizio Tempo Libero dell'Aias Milano, che frequento abitualmente, sono bravi, ma almeno loro escono per divertirsi con noi utenti.
Invece, qui, è diverso.
Mi sono sempre chiesto perché delle persone che ogni giorno hanno a che fare con le turbolenze emotive proprie e dei propri cari, che caratterizzano la vita di ciascuno di noi, decidano di dedicare parte del loro tempo libero immergendosi in altre turbolenze umane, stando con i sensi sempre all'erta, pronti ad intervenire alla prima richiesta d'aiuto, per soccorrere persone che neanche conoscono.
Già, bella domanda. Ma, essendomelo sempre chiesto da solo, ovviamente non mi sono mai dato una risposta!
Arrivammo in cima alla salita tutti infreddoliti, e, finalmente, vedemmo la nuova sede.
Per fortuna la porta era aperta, e il calore umano uscì a riscaldarci. Una sorridente donna bionda mi invitò subito ad entrare, chiamandomi per nome, mentre un signore mostrava ai miei genitori dov'era l'ascensore.
Appena entrai fui invaso dalla festa. Rimasi abbacinato: sembrava Carnevale (o quasi). Un ragazzo, al karaoke, intonava una canzone di Sergio Cammariere.
Meglio dell'originale, per fortuna!
I miei genitori mi raggiunsero subito, e una signora ci offrì dei pasticcini. Mentre ci rifocillavamo incontrammo diverse persone che conoscevamo.
Di fronte a me, a qualche metro di distanza, dietro un bancone, erano seduti una graziosa brunetta e un giovane crapapelata dall'espressione simpatica.
Vagai con lo sguardo, affascinato: quella moltitudine di volontari di ogni età, con la loro tipica casacca arancione fosforescente con la scritta SOCCORSO sulla schiena, scherzavano, cantavano, ridevano; come se la loro vita quotidiana non fosse costellata di emergenze, pressione del sangue e misurazione dei battiti cardiaci, maschere dell'ossigeno, gemiti dei pazienti e ansia dei loro cari.
Io stesso, una volta, ho provato la loro efficienza. Sono arrivati a casa, mi hanno misurato pressione e battiti, mi hanno imbragato su una barella, e fatto salire sull'ambulanza accompagnato da mia madre. E, mentre l'ambulanza volava a sirene spiegate verso l'ospedale San Paolo di Savona, io, da autentico autore di thriller, mi guardavo intorno cercando di assimilare tutte le sensazioni di quel viaggio, in modo da poterle utilizzare in qualche mio racconto.
Ora, mentre mi guardavo attorno, mi domandavo se, almeno quel giorno, erano fuori servizio; se, almeno per quel giorno di festa, il telefono avrebbe potuto non squillare.
Una conoscenza di vecchia data mi distolse dai miei pensieri. Parlammo un po', poi io e i miei genitori andammo a fare un giro per i locali della nuova sede; e, quando tornammo nel salone, due bionde si stavano esibendo al karaoke.
Dopodiché, qualcuno cominciò a ballare.
Una sorta di garbata discoteca senza luci psischedeliche. E senza, soprattutto, il lampeggiante azzurro, che illumina le sere e le notti estive quando l'ambulanza è ferma a soccorrere qualcuno.
Già. Chissà se, almeno per quel giorno, il telefono avrebbe potuto non squillare!
Arrivarono diversi nostri amici, che non ci aspettavamo di incontrare lì, coi quali iniziammo a chiacchierare.
Io, intanto, continuavo ad osservare tutta la scena.
La graziosa brunetta seduta di fronte a me, mi salutò sorridendo; poi si alzò e andò a scattare delle foto.
Non so quanti se ne accorsero, ma, mentre tutto procedeva bene, mentre tutti chiacchieravano cantavano ballavano, mentre tutti si divertivano, il telefono squillò.





Dedicato a tutti i volontari della Croce Rosa di Celle Ligure

Con amicizia,
Sergio Rilletti


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