Troppo per me, troppo per i miei nervi, troppo per la mia piccola carrozzina elettrica che rischiava di scaricarsi.
E tutto per l’indicazione di un educatore volpone,
(“Tanto, la strada è facile:
vai avanti fino all’autodromo e poi giri a sinistra, costeggiandolo”),
che poi risultò
fasulla.
Così, non avendo più indicazioni da seguire, iniziai a cercare, più
volte, una strada alternativa per raggiungere la mia meta finale, tornando spesso,
dopo ogni tentativo fallito, nel punto esatto in cui mi avevano abbandonato,
nella vana speranza che tornassero a cercarmi.
Ma, ogni volta, trovavo il Nulla.
Mi risolsi, quindi, a cercare aiuto; anche se, con i miei gravi
problemi motòri, uniti a quelli specifici dell’articolazione del linguaggio,
sarebbe stata un’impresa alquanto improba.
Per fortuna, dopo alcuni soggetti che vedendomi sbracciare mi dicevano “Ciao!” e
se ne andavano, ce ne furono quattro che si distinsero.
Il primo fu un anziano contadino, che incontrai addentrandomi in una
cascina, sfidando il terreno accidentato, a rischio di ribaltarmi; sembrava una
città fantasma, con i palazzi fatiscenti, e lui, capendo che avevo bisogno
d’aiuto, s’interessò. La sua voce era fessa, ma lui no. E quando, per
facilitare la comunicazione, gli dissi semplicemente “Cascina Costa Alta”, che era
la mia meta finale, lui mi indicò la strada, avvertendomi però che ero a due
chilometri di distanza e che avrei dovuto fare una “salita così!”. Ringraziai e,
anche se per nulla tranquillo, mi avviai. Ma anche quella strada, come quelle
precedenti, dopo un po’ risultò interrotta.
Il secondo era un giovane pattinatore che incontrai appostandomi di
fianco a una mappa del Parco di Monza, attirando l’attenzione. Arrivò, e, dopo
qualche giravolta sui suoi rollerblade, si fermò accanto a me. Io gli indicai
la Cascina sulla mappa, e lui mi indicò la strada. Lo ringraziai, lui se ne
andò, e io mi avviai seguendo le sue indicazioni, svoltando, poco dopo, in un
viale a sinistra, che però mi sembrava di aver già percorso un’infinità di
tempo prima.
E fu qui, quando ormai ero all’apice dello scoramento e della
depressione, che feci il mio terzo e quarto incontro. Si trattava d’una coppia
di giovani - lei bionda ed estroversa, lui bruno e un po’ più riservato -, che
appena mi videro, solo e spaventato, capirono subito tutto, compreso che ero con
un gruppo… che mi aveva perso!
Improvvisamente, mi sentii al sicuro, capendo che loro non mi avrebbero
abbandonato, e in cuor mio li definii subito, ma proprio subito, “Due angeli custodi mandati da Dio”. Lei, Lisa - che, vedendomi
stupito da come mi capiva bene, mi disse, a mo’ di spiegazione, che faceva la
maestra -, e il suo amico, seguendo le mie indicazioni presero l’agenda
telefonica dalla mia borsa, e, utilizzando il cellulare di lui, riuscirono a
rintracciare il gruppo di volontari, e relativo educatore volpone, che mi
avevano perso, facendomi venire a prendere.
E questa fu la mia prima, grandissima vittoria!
Ora qualcuno di voi
si chiederà: Chissà quanti complimenti avrà ricevuto, chissà in quanti modi si
saranno prodigati in scuse e spiegazioni, chissà come avrà fatto Sergio a
ritrovare l’educatore volpone e i relativi volontari tra la montagna di cenere
con cui si saranno cosparsi il capo?!
Ebbene, no. Non è accaduto nulla di tutto questo. Anzi, tutt'altro.
Si scatenò un inferno di omertà che proprio non mi aspettavo, e che non solo mi ha impedito di avere il numero di cellulare dei due giovani, che l’educatore volpone e due volontari possedevano e che mi avevano promesso di darmi, ma costringendomi anche a constatare l’unanime disinteresse di tutti i volontari presenti quel giorno, che, pur conoscendomi da anni e avendo la mia e-mail, in modo assolutamente disciplinato decisero di non farsi più sentire.
L’unica cosa che smosse loro e il loro educatore-capo, altrettanto volpone di quello del Parco, fu un’e-mail che inviai - poco prima di Natale - a molte persone di loro conoscenza, e per correttezza anche a loro stessi, informando tutti di ciò che stava accadendo.
Ovviamente, Volpone II fece di tutto, ma proprio di tutto, per minimizzare l’accaduto, ma la valanga di e-mail che gli piovvero addosso chiedendogli spiegazioni, di cui mi riferì in un maldestro tentativo di rimbrottarmi, lo costrinsero a farmi incontrare Volpone I e i relativi omertosi volontari, come stavo chiedendo da mesi.
E questa fu la mia seconda, grandissima vittoria!
Quello che Volpone I, Volpone II, e compagni, non sapevano, era che, proprio in quel periodo, Andrea Carlo Cappi stava preparando un numero di M-Rivista del mistero - con la quale collaboravo stabilmente da quattro anni - intitolato Lezioni di paura. Con tutta la paura che avevo provato ma che ero riuscito comunque a dominare, e con la voglia immane di rintracciare la giovane coppia che mi aveva soccorso, colsi al volo l’occasione per scrivere Solo!, un lungo racconto - che potete scaricare gratuitamente dal web (CLICCA QUI) - in cui narro, attimo per attimo, tutto quello che avevo vissuto e realmente pensato in quelle due ore di autentico terrore al Parco di Monza.
Anche in questo caso non mi dilungherò nei dettagli, ma questo fu l’inizio di uno strepitoso successo: giornali e riviste, blog, scrittori e scrittrici, persone che conoscevo poco o che non conoscevo affatto, mi manifestarono, tutti, la loro completa solidarietà, attivandosi per diffondere la mia storia. Persino le radio diffusero il mio appello per ritrovare i miei due giovani ed encomiabili soccorritori. E io partecipai a due programmi radiofonici della RAI, di cui uno addirittura in diretta, al quale andai come ospite parlante in studio, incredibile ma vero, in qualità di scrittore.
Tutto ciò, sia ben chiaro, per un numero di cellulare - quello dei miei due giovani soccorritori -, promesso ma mai dato!
E questa fu la mia terza, grandissima vittoria!... A dispetto della mia disabilità e di tutti coloro che pensano, erroneamente, che una persona disabile non possa reagire!
Ora sono passati ben diciotto anni da quella fatidica Domenica 9 Aprile 2006 che cambiò radicalmente la mia vita, e io di quella brillante coppia di giovani che mi aiutò, di cui parlo anche nel mio libro Mister Noir (edito da Oakmond Publishing - CLICCA QUI), dedicando loro un mio racconto - il crossover Assalto alla RAI - , purtroppo non ho saputo più nulla.
Ma io mi ostinerò sempre a ricordarli, sempre nell’annosa speranza di riuscire a rintracciarli e, finalmente, ringraziarli!
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