lunedì 18 febbraio 2019

PAROLA DI SCRITTORE (1x01): MISTER NOIR: PORTATORE DI PAZIENZA (Un audioracconto inedito - Letto, per la prima volta, da Stefano Pastorino nel suo programma "NOI" in onda su Radio SkyLab)


Salve, sono Mister Noir: detective privato di Milano. Mi sembra incredibile che riusciate a sentire i miei pensieri tramite la radio; ma, se sta accadendo, vuol dire che è proprio così.
E per fortuna!
Perché, nella vita, c’è chi nasce con la camicia e chi nasce con la carrozzina; io sono nato con la carrozzina, un mezzo di locomozione portatile che va con un insolito carburante: la pazienza.
Mia!
Ora voi state magicamente sentendo ciò che sto pensando, ma di solito, con la mia tetraparesi spastica che mi ostacola molto nei movimenti e nel linguaggio, non è affatto così semplice; anzi: devo entrare in empatia col normodotato, dargli fiducia, e indurlo a continuare il dialogo senza scoraggiarsi mai. Anche se, a volte, il normodotato in questione non capisce proprio un tubo di ciò che dico, e mi fissa.
Ma la pazienza non mi serve solo a questo, ma anche per compiere determinate azioni.

Una sera ero ospite a casa di un amico, e, quando la mattina dopo mi svegliai, cominciai a chiamarlo a gran voce. Non ottenendo alcuna risposta decisi di scendere, pazientemente e a mio rischio, dal letto, per andare a vedere cosa stava succedendo.
La porta era di fronte a me, sulla sinistra, tra una parete laterale e un armadio.
Iniziai a scendere, prima con le gambe, mettendo a dura prova l’elasticità della mia spina dorsale, e poi, ruotando, con il tronco, atterrando di schiena sul pavimento. Mi girai bocconi e strisciai verso la porta incuneandomi tra la parete e l’armadio. Con un movimento da contorsionista mi misi su un fianco, afferrai la porta per lo stipite, e la tirai a me facendo attenzione a non sbattermela in faccia. Semincastrato in diagonale tra la parete e l’armadio, compii dei micromovimenti per abbassare il più possibile la spalla destra e farle superare la porta, aprendola poi completamente. Strisciai fino in cucina. Il mio amico era lì, steso a terra, col cellulare accanto. Mi misi a carponi, e, non potendo certo pensare di farmi capire da quelli del 118, ben volenterosi ma pur sempre dei semplici normodotati, telefonai a sua moglie, che venne subito con i soccorsi.

Ne parlai col dottor Mario Bianchi, un nome che pensavo esistesse solo nei fac-simile dei documenti; non era un medico, ma un bravo giornalista… che in effetti, quando scriveva, curava le parole. Lui mi intervistava, e io rispondevo scrivendo al computer.
C’era solo un problema: era un serial killer di persone con disabilità. E io ero lì per incastrarlo.
Ma questo, abbiate pazienza, ve lo racconterà meglio il mio biografo una prossima volta volta!...

©Sergio Rillettilunedì 18 febbraio 2019, ore 17.15, Radio SkyLab, per "PAROLA DI SCRITTORE - CINQUE MINUTI CON SERGIO RILLETTI" - Letto da Stefano Pastorino

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