Milano, lunedì 8
febbraio 2016, ore 12.00
Mister Noir ed Elena Fox stavano
seguendo a distanza un uomo uscito da un portone in Viale Romolo: lui, Mr.
Noir, seduto davanti, lei, Elena, in piedi dietro, a spingere la carrozzina del
suo capo.
Guardando il cielo qualcuno aveva pronosticato il diluvio universale. Invece no: il cielo non era proprio blu, ma nulla di cui preoccuparsi. O almeno così speravano!
Venerdì 5 febbraio
2016, ore 10.15
L’aspirante cliente era bionda, disperata,
e bella. E tra le lacrime, che si detergeva con un fazzoletto bianco, mostrò al
detective una delirante lettera che aveva ricevuto. In piedi alla destra dell’investigatore
privato c’era, come sempre, Elena Fox.
Cara Chiara, mia dolce
neo-ex, io non ti amo più. Lo so che
infinite volte ti ho detto che noi
siamo infinito e che ti avrei portato via
da qui, promettendoti cieli immensi. Ma il primo amore non si scorda mai.
Mister Noir guardò per un attimo
la donna, poi posò uno sguardo interrogativo su Elena, che ne intercettò subito
l’implicita domanda. Ma che scrive
questo?
Lei rispose con un leggero colpo
di tosse, e i due detective ripresero a leggere.
Quando sono lontano da lei, non vivo più. Lo so
che ti sto facendo del male, ma ora o
mai più (le cose cambiano). Mi dispiace tanto, ma torno da lei. Un giorno mi dirai come te la passi.
Per ora, addio. Ex-Tuo, DD
“Se gli dispiace tanto, perché
allora torna dall’altra?” proruppe Mr. Noir, con la sua pronuncia imperfetta ma
dal tono ironico.
“Come, scusi? Non ho capito”
disse la donna.
Elena si trattenne dal proprio
ruolo di traduttrice simultanea,
intuendo che, per una volta, l’ironia del suo capo non era indirizzata
all’interlocutore di turno.
“E quella doppia D, che cosa
significa?” finse di ripetere il detective, sempre in sintonia con la propria
assistente.
“Diego Duchi: è il suo nome.”
“E il suo cognome?”
“Come, scusi?” chiese la donna,
sgranando con dolcezza gli occhi. Questa volta l’aveva capito, ne era sicura,
ma ciò che aveva capito non aveva alcun senso!
Elena, abituata alle manifestazioni
di incredulità (o di irritazione) di chi incocciava nell’umorismo di Mister
Noir, decise di intervenire. “E cosa possiamo fare per lei?”
“Non è da lui scrivere una
lettera così. Non è in sé.”
“E chi ne dubita?!” esclamò ironico
il carrozzinato.
“E voglio scoprire il perché.”
E, detto ciò, la donna diede loro un proprio biglietto da visita.
Il detective lesse l’indirizzo,
Viale Liguria, 16
e sbuffò. Non sapeva perché, ma tra Celle Ligure e Sanremo,
la Liguria aveva già reclamato più volte le sue attenzioni di detective. E ora
l’avrebbe fatto pure in qualità di Viale!
Oggi, ore 12.10
Non era stato difficile
decodificare il messaggio. Dopo che aveva accettato il caso, ammesso che
potesse essere definito tale, Mister Noir si fece raccontare dalla sua cliente
che tipo era Diego Duchi, chiedendole anche qualche informazione specifica, tra cui l’indirizzo. E, una
volta congedata la donna e riletto con attenzione il messaggio, la soluzione
gli si parò davanti agli occhi.
Ora i due detective svoltarono in
Viale Liguria, e si bloccarono: Diego Duchi, l’uomo che stavano seguendo, era
arrivato sotto casa della loro cliente.
Lei arrivò, e insieme
raggiunsero un bar coi tavolini fuori. L’aria tiepida di quell’anomalo febbraio
primaverile permise loro di stare all’aperto.
I due detective rimasero in
disparte, a osservare la scena. L’uomo gesticolava, sventolando con passione la
lettera che pensava gli avesse scritto lei, inneggiando all’intesa finalmente
ritrovata; la donna cercò di dissimulare lo stupore, come le avevano
consigliato i due detective al telefono, e in quel momento capì che Diego, da
lei, voleva solo più attenzione, più complicità.
Poi, a un certo punto, li vide.
E li notò anche lui.
Si avvicinarono.
“Sono due miei amici” annunciò
Chiara.
“Piacere, Elena” si presentò la
detective, stringendo la mano dell’uomo.
”E lei?” chiese l’uomo all’uomo
in carrozzina.
“E io no!” ribatté Mister Noir,
sottolineando l’ovvietà.
Dopo qualche secondo di
costernazione, Elena prese la parola. “Be’, visto che siete reciprocamente in
buona compagnia, ora vi lasciamo.”
Chiara li salutò con un sorriso,
e, prima che Diego potesse chiederle spiegazioni su quel tipo indisponente, gli
andò alle spalle e cominciò a leggere la lettera insieme a lui.
Caro Diego, ho riflettuto molto su quanto mi hai
scritto, portando la tua lettera sempre con me nella mia borsa, la borsa di una donna. Ti avviso che
non farò recriminazioni, parlando di me
e di te, perché ho impostato la mia vita a vincere l’odio e tutto quello che può generarlo. Ma non accetterò nessun grado di separazione,
rimuginando sogni e nostalgia. Ti
scrivo queste parole semplicemente, col
cuore che mi batte forte e facendo mezzo
respiro per volta; ma ho capito ciò che hai voluto dirmi. Quindi, wake up baby, e ricominciamo! Ti amo
sempre. Tua, Chiara
Ormai a parecchi metri di distanza dalla cliente, Elena, con
fare noncurante, fece cadere due parole dal cielo. “Finalmente piove” disse. “O comunque… pioverà!”
“In che senso?” domandò lui,
guardandola in tralice.
“Be’, in tanti anni che ci
conosciamo, è la prima volta che ci occupiamo di un giallo-rosa!... E l’idea di
rispondere a Diego Duchi con una lettera utilizzando i titoli delle altre
canzoni di questo Festival di Sanremo, fingendo di essere Chiara, è stata
davvero geniale!”
“Be’, cara Elena, leggendo la
lettera di Duchi alcune parole mi balzavano agli occhi, come fossero scritte in
neretto. Poi, quando Chiara ci ha detto che lui era un grande appassionato di
musica, e quindi anche di Sanremo, ormai
alle porte, ho capito che la lettera che le aveva scritto doveva essere un test,
una richiesta di attenzione alle sue passioni e di complicità. E, una volta
verificata questa mia ipotesi, ho attuato la mia soluzione.”
“E poi, com’era assolutamente
prevedibile,” continuò Elena, “appena Duchi l’ha contattata per vederla, lei ci
ha telefonato, informandoci pure sull’orario.”
“Già. E noi siamo venuti qui per
verificare che, in effetti, tutto filasse liscio, senza improvvisi scatti di
follia” finì lui.
Elena fece ancora qualche passo,
poi si fermò. “Una curiosità” enunciò in tono beffardo. “Racconterai al tuo
biografo anche questa nostra avventura romantica?”
“Certo. Anzi, lo farò appena
arrivati a casa!... E sono certo che lui la scriverà e la pubblicherà prima
dell’inizio del Festival!”
Ovviamente, Mister Noir, avrebbe
avuto ragione anche questa volta!
©Sergio Rilletti, 2016
Ahahah, questa è proprio divertente...!
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