Mancavano quattordici
minuti all’Ora X.
Mister Noir,
a bordo della sua possente carrozzina elettrica, si era già posizionato al
tavolo rotondo della sua sala, con Elena Fox alla propria sinistra.
I due
detective si sorridevano beati. Per una volta avrebbero passato una serata in
assoluta serenità, senza timore di dover menar le mani o, peggio ancora, di essere
costretti a sparare, come invece era già accaduto in passato, anche quando erano
fuori servizio.
“Certo che
solo a te poteva venire in mente di organizzare una cena in onore di te stesso”
disse lei, in tono ridente.
“Elena, lo
sai bene” ribatté lui, allargando le braccia. “Per me ogni scusa è buona per
vederti. Mica per niente ti ho assunta.”
La bella
venticinquenne dai capelli lunghi lisci e castani, e dal corpo morbido e
atletico al tempo stesso, si affrettò a bere un sorso di vino per celare un
sorriso tra il lusingato e l’imbarazzato.
“Comunque, seňor,
poteva invitare anche il seňor Rileti.
In fondo, è per merito suo se lei è diventato un personagio famoso” proruppe Consuelo Gomez, la domestica filippina
che viveva con lui, sbucandogli alle spalle.
“Rilletti,
Consuelo. Sergio Rilletti” la corresse lui in tono paziente, mentre lei serviva
uno splendido risotto agli ossi buchi.
“E io che ho deto? Rileti. Sergio Rileti.”
Mister Noir
sospirò, alzando gli occhi al cielo. “Comunque, io l’ho invitato; ma lui non è
potuto venire perché deve ancora ultimare l’antologia che celebrerà i dieci
anni della mia vita editoriale (come dice lui): Le avventure di Mister Noir; che sarà edita da Cordero Editore!”
“E in
quest’antologia racconterà anche del nostro primo incontro?”
“Certo. Anche
perché, quando gli ho rivelato un particolare che lo riguardava, non ha saputo
resistere.”
Elena scoppiò
a ridere. “E poi?”
Mr. Noir
guardò l’orologio sulla parete. Erano le 20,04.
Mancavano
dieci minuti all’Ora X.
“E poi la
nostra avventura col fantasma collerico, la caccia alla tua implacabile sosia
killer, la nostra romantica cenetta…”
“Ma quale?
Quella del giorno palindromo?” lo interruppe lei, stupita.
“Sì.” In
effetti, non ne avevano fatte molte.
“Ma se ci
siamo ritrovati nel bel mezzo di una rapina palindroma!” sbottò Elena allegramente.
“Vabbè!... Era
un modo di dire!”
Mister Noir
guardò di nuovo l’orologio. Erano le 20,07.
Mancavano
sette minuti all’Ora X.
“E poi,
ancora,” riprese Mr. Noir, “la nostra indagine sul commercio illegale di organi
umani e sulle terapie farmacologiche sperimentali con persone disabili come
cavie…”
“...Avvenuta,
tra l’altro, proprio nel 2003, Anno Europeo della Disabilità” interloquì Elena.
“Già”
commentò laconico il detective.
Elena seguì
lo sguardo del suo capo. Erano le 20,11.
Lei non lo
sapeva, ma mancavano solo tre minuti all’Ora X.
“E poi
l’allucinante caso, quasi paranormale, legato al mondo dei call center…”
rammentò lui.
“…Nonché il
nostro primo scontro con la famigerata Organizzazione criminale internazionale della
Spada di Damocle” completò lei.
“E, per
finire, un memorabile inseguimento che ho compiuto in solitario per le strade
di Celle Ligure, quando mi sono ritrovato alle prese con un ragazzino un po’
monello.”
In quel momento
tornò Consuelo, con una bottiglia di spumante.
Erano le
20,12.
Mancavano due
minuti all’Ora X.
Elena sgranò
gli occhi. “Lo spumante? Ora?”
“No, tra due
minuti.”
“E perché proprio
tra due minuti, alle 20,14?”
“Seňorita
Elena, lo sa che il nostro capo è fisato
con la precisione” si intromise Consuelo, mentre toglieva la gabbia di
sicurezza al tappo.
“Esatto. E,
alle 20.14 di dieci anni fa, Andrea Carlo Cappi iniziò a dare la voce al mio
biografo, leggendo al pubblico dell’Admiral Hotel un suo intervento dove
parlava, per la prima volta, di me e delle mie straordinarie avventure.”
Elena roteò
gli occhi con aria paziente. Il suo capo era un po’ egocentrico, questo sì, ma lei
sapeva che, in realtà, il suo era una sorta di singolare maiestatis, considerando lei, Elena, una parte integrante
di se stesso.
Erano le
20,13.
Mancava un
solo minuto all’Ora X.
“E il tuo
biografo come fa a sapere che erano proprio le 20,14?”
“Aveva
guardato subito le ore.”
“Suvia, basta con le chiachiere, seňor!... E’ ora di stapare
e brindare!”
Il detective
guardò l’orologio. In effetti, mancava solo una manciata di secondi ormai.
I calici
erano pronti. Elena ne prese uno per mano, e il detective le afferrò il polso
destro, brandendo simbolicamente il bicchiere.
Consuelo
cominciò il conto alla rovescia. “10, 9, 8, 7, 6…” echeggiò come a Capodanno,
mentre i due detective tenevano il tempo con la testa.
“TANTI
AUGURI, MISTER NOIR!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” esclamarono tutt’e tre all’unisono,
una volta giunti allo zero.
Consuelo, con
un botto, fece partire il tappo. E, con esso, partirono anche tutte le luci.
Black-out.
Nero
assoluto.
E, nel buio
più totale, solo una voce femminile straniera si fece spazio cercando di
dissimulare. “Oh-oh! Tanti Auguri anche al suo biografo, però, seňor!”
©Sergio
Rilletti, 2014
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