lunedì 29 gennaio 2024

PAROLA DI SCRITTORE (2x05): PAROLE IN (TROPPA) LIBERTA' (Un articolo inedito - Scritto per Radio Skylab)

 

Salve a tutti, e Benvenuti a questa quinta puntata, nonché prima puntata del 2024, di Parola di scrittore!... Se seguite questa mia rubrica da tempo, sapete che, di solito, non mi occupo di fatti di cronaca. In passato l’ho fatto solo due volte: per l’eclatante ascesa di Greta Thunberg, la giovane attivista svedese affetta dalla sindrome di Asperger (CLICCA QUI), e per il caso del pullman dirottato e del coraggio e dell’astuzia degli studenti della scuola media Vailati di Crema, che ho raccontato da scrittore (CLICCA QUI).

Ma, questa terza volta, è emotivamente molto più difficile.

Infatti quando, circa due settimane fa, ho appreso la notizia che Giovanna Pedretti, co-proprietaria assieme al marito del ristorante Le Vignole di Sant’Angelo Lodigiano, aveva risposto a una recensione negativa del suo locale - unicamente a causa della presenza di due gay e di un disabile -, invitando l’autore di tale post a non presentarsi più da loro, il mio cuore si è riempito di gioia, e avevo deciso di prendere a esempio questa donna per dedicare questa puntata di Parola di Scrittore al rispetto per le persone con disabilità.

Invece no. Perché Giovanna Pedretti, con la stessa velocità con cui era stata innalzata al cielo da una valanga di commenti positivi e di gratitudine pubblicati sui social network, è stata travolta da una tempesta di insulti basati unicamente sul dubbio, e quindi solo su una semplice ipotesi, che il post discriminatorio fosse stato scritto dalla stessa esercente per farsi poi pubblicità con la sua risposta. E, pochi giorni dopo, si è suicidata inabissandosi nel fiume Lambro.

E ora la Procura di Lodi ha avviato un’indagine per istigazione al suicidio.

Io non so perché Lorenzo Biagiarelli e Selvaggia Lucarelli, i primi a esternare tale dubbio, abbiano voluto verificare l’autenticità di quel post, né ho capito cosa vi abbiano riscontrato di anomalo, ma Giovanna Pedretti aveva dato un esempio - o comunque un messaggio - positivo e importantissimo, che non andava assolutamente intaccato.

D’altronde, l’ipotesi che la Pedretti avesse architettato tutto per farsi pubblicità è da escludere, dato che, stando alle dichiarazioni di alcuni abitanti del luogo, lei era benvoluta da tutti, come dimostra anche il migliaio di persone presente al suo funerale, e, soprattutto, il suo locale era sempre pieno.

Una vicenda orrenda che mi ha proprio sconvolto - a cui si sono pure aggiunte le minacce di ritorsione a Biagiarelli e Lucarelli da parte degli hater - e che, secondo me, meritava ulteriore attenzione.

Ma come occuparmene?, mi sono chiesto. Non certo alimentando odio, linciaggi mediatici, e minacce, che comunque, in ogni caso, stigmatizzo!

Poi, documentandomi, mi sono reso conto che alla base di tutto quello che è successo, di tutte le fasi di questa brutta storia, c’è la scrittura. E allora ho capito: dovevo occuparmene proprio da scrittore.

Partendo ovviamente da me.

Infatti anche a me, a volte, capita di arrabbiarmi, mentre c’è chi fa, della propria collera, il proprio mezzo di comunicazione abituale. Naturalmente, non sto parlando di violenza fisica ma solo di collera orale, che è comunque orrenda e inaridisce i rapporti.

Ma quando scrivi, la collera verbale diventa inaccettabile (oltre che un reato). Perché, non rivolgendoti direttamente a un interlocutore lì presente, accanto a te, hai tutto il tempo di pensare.

Io sono un tipo che protesta, anche per iscritto se necessario, quando so di essere stato vittima o testimone di un torto. Ma mi limito a raccontare i fatti come sono accaduti, aggiungendovi magari qualche considerazione personale… come d’altronde ho fatto anche poco fa. Ma mai insulti; perché gli insulti umiliano, sono sterili, possono ferire a morte (letteralmente, adolescenti compresi), e non sono portatori di alcun pensiero, di alcuna comunicazione. Mai!

Infatti, se io scrivessi una pagina esclusivamente di insulti e di imprecazioni, voi alla fine vi chiedereste: Ma che vuol di’?. E avreste perfettamente ragione, perché io non avrei comunicato assolutamente nulla.

Ma se io protesto, anche in modo deciso, contro un fatto di cui sono stato direttamente coinvolto o testimone, argomentando al meglio e senza insultare, non solo rischio di essere realmente utile in quell’occasione, ma poi posso pure raccontarlo, come ho anche fatto nella seconda e terza puntata di questa stagione di Parola di Scrittore - di cui potete recuperare i testi sull’omonima pagina web che ho creato -, sperando di poter essere di esempio a qualcun altro.

L’importante, quando si scrive pubblicamente per ribellarsi, non è mortificare una persona specifica in sé, per quanto possa essersi comportata male, bensì denunciare un malfatto che ci ha direttamente coinvolto o indignato, in modo tale da allertare chi magari sta vivendo una realtà analoga alla nostra, ma con altre persone, su cosa potrebbe accaderle.

Il mio racconto autobiografico Solo! (CLICCA QUI) e i suoi vari sequel, che potete trovare sul mio blog, e il crossover Assalto alla RAI con protagonista Mister Noir, pubblicato nel mio libro (CLICCA QUI), sono l’esempio più noto di questa mia tecnica, ma, in realtà, gran parte della mia produzione - fatta di articoli, racconti, e poesie - ormai verte in tal senso; compreso questo mio intervento, che ho voluto scrivere con uno stile particolarmente congruo a quanto sostenevo.

Sì, è vero, io sono uno scrittore. Ma tutto quello che ho detto sulla scrittura socialmente utile e non offensiva, può essere praticato da chiunque: basta sapere cosa si vuole davvero dire e avere un po’ di buon senso.

Concludo, salutandovi, con una fulminante battuta di Charlie Chaplin, che dedico a tutti, ma soprattutto a quelle persone, di qualunque età, che si sentono vittime della malignità altrui, e che recita così: “Preoccupati più della tua coscienza che della tua reputazione. Perché la tua coscienza è quello che tu sei, la tua reputazione è ciò che gli altri pensano di te. E quello che gli altri pensano di te è problema loro”. 

©Sergio Rilletti, sabato 27 gennaio 2024, ore 11.45, Radio Skylab, per "PAROLA DI SCRITTORE-CINQUE MINUTI CON SERGIO RILLETTI" - Letto da Stefano Pastorino e Martin Zanchetta


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