Non
so se mi fosse già capitato, ma il 20-02-2002 è stato un giorno davvero
speculare, per me, iniziato alle ore 00.00 e finito 48, anzi 44, ore dopo.
Dunque. Iniziamo dalla fine.
Giovedì
21 mia sorella Sonia mi comunicò la possibilità di partecipare al concorso del
Corriere: dovevo raccontare la mia giornata palindroma. Uno specchio delle
favole mi apparì, e la giornata attuale si affacciò a quella precedente.
Mercoledì
20 ero impegnato a finire un racconto per un altro concorso che dovevo spedire
entro poche ore, ignorando che ciò mi avrebbe fornito lo spunto per un racconto
su quel racconto… ossia per questo racconto.
Ero in piena fibrillazione, alle prese
con il mio killer e la sua piccola vittima. Ero davanti al computer, con le ore
contate e un impegno improrogabile che me le avrebbe ridotte, concentrato su
quella storia che, se fosse piaciuta alla giuria, avrebbe rapito i viaggiatori
delle metropolitane, trasportandoli sulle ali della fantasia.
Sognavo
di essere lo scrittore emergente più acclamato di Milano, sognavo che la fama
della mia bravura volasse da una fermata all'altra. Sì, sognavo. Ma intanto le
pagine erano lì, non proprio bianche, per fortuna, ma comunque con molti spazi
vuoti. Alcuni avrei dovuto lasciarli, se non volevo scrivere tuttoattaccato,
altri avrei dovuto riempirli, se volevo che il racconto fosse chiaro…
indipendentemente dal numero di spazi bianchi.
Sonia,
annunciandomi il concorso, mi disse che avrei potuto lavorare di fantasia. Ma perché? Avevo 33 anni e un'esperienza
palindroma da raccontare. Sì, lo so; forse letteralmente non è un'espressione
corretta, ma emotivamente sì.
E Anna, citata nel titolo, cosa c'entra?
Nulla! E’ una mia amica, ma l'ho messa soltanto per dare un senso al
sottotitolo.
©Sergio Rilletti, 2002
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