A Tecla Dozio,
che Sabato 7 Marzo
2009,
alla Libreria del
Giallo,
mi chiese di
scrivere un racconto horror con questo titolo.
Non so quanto dovessi prenderla sul serio,
ma questo mi sembra
un buon compromesso.
Ebbene sì, ho avuto un problema coi capelli. E allora?
Pietro era un mio fedele amico; forse dovrei dire suddito,
ma non mi piace. Perennemente arrabbiato col mondo, in segno di grande coerenza
se la prendeva con tutti.
Lui viveva da solo, e non passava giorno, o per
meglio dire istante, senza che trovasse qualcosa da ridire sulla
società: dagli sprechi alimentari alle barriere architettoniche, dalle azioni
furbesche dei politici alla integerrima burocrazia negli uffici pubblici, dalla
disattenzione di autisti e pedoni allo strapotere delle multinazionali, dal
pubblico giovane e urlante dei concerti alle soubrette che ballano in bikini,
dagli educatori dall’animo oscuro che inducono i volontari all’omertà e alla
menzogna, agli stessi volontari che ottusamente obbediscono a questi educatori.
Insomma, tutto!
Compreso, quindi, tutto ciò che non ho detto!
Pietro aveva un diavolo per capello, come si suol
dire; e aveva pure una bella capigliatura, folta e riccia.
Pietro se la prendeva con tutti, ma solo a parole,
senza mai fare un’azione concreta, convinto che, tanto, non sarebbe servito a
nulla.
Poi, un giorno, con mia grande gioia, dentro di lui
divampò l’inferno, e nelle strade di Baronia cominciò a serpeggiare il terrore.
Non esisteva più passo che uomo o donna compisse senza dare un’occhiata
circospetta attorno; solo i bambini, ancora privi di peccati gravi, camminavano
tranquilli.
Ma Clara non era più una bambina; era una donna di
trent’anni, ormai. Alta, castana, e snella, camminava eretta sotto i portici
della città: lei non era un’abitante di Baronia; non più, almeno.
Lo era stata fino a due anni prima, quando, assieme
alla sorella, era comproprietaria della pizzeria clarabella; poi, Clara e Bella avevano venduto il locale
senza dire niente a nessuno, nemmeno a lui che era un loro affezionato cliente,
trasferendosi in un’altra città. In quel momento, in lui qualcosa si incrinò:
credeva che esistesse un rapporto speciale tra lui e le due ragazze, un’affinità
che andava un po’ al di là delle semplici ordinazioni; e scoprire, invece, di
essere stato venduto a un’altra gestione - al pari di muri, immobili, e
derrate alimentari -, non gli era affatto piaciuto. Un comportamento, quello
delle due sorelle, perfettamente comprensibile dal punto di vista commerciale,
ma che dal punto di vista umano faceva veramente schifo!
Probabilmente Clara era convinta di non aver fatto
nulla di male, si sentiva con la coscienza a posto, mentre due anni dopo
camminava per le strade di Baronia.
Già. Lei passeggiava tranquilla, diretta a casa di
un’amica, ignara che, proprio quel giorno, qualcosa in Pietro si era rotto.
Forse lo riconobbe, forse no; ma quando Clara
incrociò Pietro, il proiettile di grosso calibro sparato dalla pistola che lui
teneva in tasca le squarciò lo stomaco frantumandole la spina dorsale. Il corpo
di Clara volò all’indietro per parecchi metri, e avrebbe attraversato tutta la
strada se un camion non ne avesse bloccato la corsa, travolgendola e sparpagliando
sangue e membra un po’ ovunque.
Sconvolto da quello che aveva appena fatto, Pietro
corse subito a casa, andò in bagno, e si guardò nello specchio ansimando.
Già. Lui ansimava, sconvolto e insicuro, sotto i
suoi bei ricci; ma io mi avvicinai a lui, mettendogli una mano sulla spalla e
rassicurandolo.
Così quello fu solo il suo primo delitto.
Poi, ce ne furono altri.
Una nota soubrette, rigida come un tronco, morì
bruciata viva.
Un noto e incazzoso opinionista politico di Destra,
un destrorso quindi, che sproloquiava di politica anche quando doveva parlare d’altro,
morì con una matita conficcata nell’occhio destro.
Un dirigente d’azienda, detto Il Formichiere, che assumeva giovani segretarie straniere in cambio
di favori sessuali, morì in un lago di sangue con la sua lunga lingua tagliata.
La polizia brancolava nel buio. Non solo dal
tramonto all’alba, ma anche in pieno giorno.
E Michele Martello, il più celebre detective
privato della città, era in vacanza.
L’insofferenza di Pietro aumentava sempre più, e io
la incrementavo, ingigantendo e rendendogli intollerabile ogni cosa.
Così Pietro passò definitivamente sotto il mio
controllo, e i suoi delitti continuarono, in modo sempre più efferato.
Corpi senza testa di persone che, in vita, non
erano avvezze a usarla. Occhi che, posati in bilico su un comodino, guardavano
storto. Mani mozzate senza dita, il cui unico dito rimasto, il medio, era
alzato.
Poi, all’improvviso, Pietro cambiò, esteriormente e
interiormente.
Un giorno si guardò allo specchio del bagno, e non
si riconobbe più: tutti quei riccioli, che per anni gli avevano conferito un’espressione
docile e bonaria, ora celavano una catena di efferati omicidi.
No, non era più lui!
Brandì il rasoio elettrico, e decise di cambiare
vita.
Ed è stato proprio in quel momento che ho avuto il
mio annoso problema coi capelli.
Già. Perché Pietro aveva sempre avuto un diavolo per
capello, come si suol dire; e aveva pure una bella capigliatura, folta e
riccia.
Ma da quel giorno, ahimè!, si rasò i capelli sempre
a zero.
Parola di Satana!
©Sergio Rilletti, 2009
La Sherlockiana-Libreria del Giallo
Milano, Domenica 5 Aprile 2009
Nessun commento:
Posta un commento