A volte incappo in persone normodotate, che conosco
bene, che si lamentano della propria vita e della propria solitudine. E quindi
io, che - nonostante le mie notevoli difficoltà motorie -, grazie a una serie
di scelte di vita ben precise sono un
esempio dell’esatto contrario, avevo deciso di dedicare questa puntata a questo
argomento. Tuttavia, il clima caldo ma spensierato dell’estate mi induceva a
cercare un tema più distensivo; così, mi è venuta in mente un’idea alternativa, un giusto compromesso: trattare
quest’argomento attraverso un’immaginaria playlist di tre canzoni
particolarmente significative per me.
Quindi, parafrasando una celebre canzone contro la guerra dell’eclatante trio Ligabue-Piero Pelù-Jovanotti, il titolo di questa puntata, inevitabilmente, è: Il mio nome è Playlist.
Il
primo titolo di questa mia playlist è, ovviamente, Uno su mille, uno dei più grandi successi di Gianni Morandi. Avevo 17
anni quando, in tv, la sentii per la prima volta: un vero e proprio inno alla
perseveranza e alle proprie capacità, che decisi di adottare subito, ma proprio subito, come colonna sonora del mio
sogno di diventare uno scrittore famoso.
Un sogno che, come tutti i sogni che si rispettano, e
come insegna il bellissimo film Million
dollar baby di Clint Eastwood interpretato da Hilary Swank (anche se poi, nella
seconda parte, cambia decisamente argomento), ho dovuto inseguire per anni con
profonda dedizione e pervicacia, cogliendo al volo ogni opportunità,
andandomele a cercare quando non si presentavano da sole, e compiendo vere e
proprie scelte di vita che mi facessero rimanere sempre in costante contatto
col mondo della scrittura (in qualunque sua forma e dimensione).
E quando nel 2001 Andrea Carlo Cappi, in qualità di
Direttore Editoriale di M-Rivista del
mistero, decise di cominciare a darmi costante fiducia (pubblicando, tra le
altre cose, le prime avventure di Mister Noir e Solo!, il mio racconto autobiografico per eccellenza - CLICCA QUI), io iniziai a
darmi tenacemente da fare, cercando (e trovando) sempre un modo per collaborarvi.
Eh, sì; perché lui era intenzionato ad
aiutarmi ad affermarmi come scrittore, ma io dovevo dargli l’opportunità di
farlo!
E così, oltre alle molte soddisfazioni personali -
tra cui collaborazioni con autorevoli scrittori -, arrivarono pure la Civettina
d’Oro per meriti culturali, questa mia rubrica radiofonica (credo la prima, in
assoluto, con questo tipo di format), e, recentemente, un’inaspettata
intervista, di prossima pubblicazione, che ho rilasciato a una rivista
scientifica della prestigiosa Università Complutense di Madrid.
“Uno su mille
ce la fa! Ma com’è dura la salita; in gioco c’è la vita!” declama Gianni
Morandi nella sua canzone.
Ecco. Io non mi considero ancora uno scrittore famoso, ma se non mi fossi impegnato
così a fondo sarei rimasto solo un eterno sognatore a occhi aperti… e non avrei
mai raggiunto tutti questi (e molti altri) risultati.
Il
secondo brano di questa mia playlist è Hey
man di Zucchero, che ho anche citato durante il mio intervento per la
Civettina d’Oro (CLICCA QUI), a Celle Ligure; un brano sul valore dell’incontro, anche occasionale,
con il prossimo, conosciuto o no, e, quindi, sul valore dell’amicizia.
Io, quando sono a Celle Ligure, vado in giro da solo,
e mi fermo a parlare con le persone. Lo faccio dall’età di 19 anni, da quando
ho potuto iniziare a uscire da casa con la mia carrozzina elettrica. Spesso
sono persone che conosco, altre volte no; ma io mi fermo comunque, dedicando
loro del tempo e la mia attenzione, qualunque età abbiano.
Per esempio, anni
fa, ogni volta che passavo davanti alla Casa di Riposo N.S. di Misericordia,
incontravo un terzetto di anziani, capeggiato da una certa signora Rosa, che mi
fermavano per un veloce, e ben augurale, scambio di battute. Un
doppio-appuntamento giornaliero a cui aderivo molto volentieri, sapendo che, a
loro volta, attendevano con gioia il mio passaggio.
E così, scorrazzando avanti e indietro per le strade
di Celle Ligure, mi sono fatto molti amici, diversi dei quali ho ancora oggi.
Ma l’amicizia è un bene prezioso, che deve essere sempre
coltivato, senza remore.
Io ho molti amici, e soprattutto molte amiche, che riunisco una volta all’anno
per la mia festa di compleanno; una ricorrenza fissa che mantengo da 35 anni,
sapendo che alcuni di loro ci tengono proprio… arrivando persino a
richiedermela.
Sì, certo, ci sono certi amici che rischierei di non
sentire e di non vedere proprio più se non fossi io a chiamarli, ma l’entusiasmo
che sento nella loro voce quando li chiamo mi fa deporre l’orgoglio e continuare
a mantenere, così, i rapporti.
“Hey man, vieni
e canta insieme a me, da questa parte della strada” invita Zucchero nella
sua canzone.
Ecco. Se io non mi fossi comportato e non mi comportassi
tuttora come ho raccontato - o, peggio ancora, se mi fossi rinchiuso in casa e
isolato -, non solo a Celle Ligure non sarei così popolare, ma non avrei
neanche così tanti amici.
Io ho la fama di essere un duro, un combattente, e in
qualche puntata di Parola di Scrittore l’ho pure dichiarato apertamente, raccontando
alcuni fatti al riguardo. Ho dovuto cominciare a combattere da quando ero
piccolissimo, quando ero ancora nella pancia di mia mamma, per cercare la via
d’uscita; e da allora non ho più smesso. Non solo per salvarmi la vita,
ovviamente, ma anche per perseguire i miei sogni e salvaguardare i miei ideali.
Anche a costo di fare scelte drastiche e, a volte, definitive.
Ora non farò l’elenco di tutte le volte che l’ho
fatto, ma se c’è una cosa di cui sono particolarmente orgoglioso è che io,
all’atto pratico, sono coerente con ciò che scrivo. Non che mi comporti esattamente come Mister Noir o come
altri miei personaggi, ben inteso, ma l’impegno contro le ingiustizie di cui
sono direttamente testimone è lo stesso.
“Eh… già:
sembrava la fine del mondo, ma sono ancora qua” dichiara Vasco Rossi nella
sua canzone.
Ecco. Se io non fossi un vero combattente, nella vita avrei sicuramente molti meno problemi, ma niente di ciò che scrivo, e della musica che ascolto abitualmente, avrebbe realmente più molto senso.
E
tutto questo perché il mio nome è Playlist.
Già. Ma attenzione: perché anche il nome di ciascuno
di voi è Playlist.
E, che ci piaccia o no, è un nome veramente molto, molto, molto impegnativo.
©Sergio Rilletti, sabato 24 agosto 2024, ore 11.45, Radio Skylab, per "PAROLA DI SCRITTORE-CINQUE MINUTI CON SERGIO RILLETTI" - Letto da Stefano Pastorino e Martin Zanchetta